CHAM – 401 a zero. Un risultato abbastanza scontato, ma in ogni caso schiacciante, che mostra un partito compatto e deciso: per l’UDC, quello dell’autodeterminazione, ovvero della prevalenza del diritto svizzero su quello internazionale, è una battaglia fondamentale.
A Cham a rappresentare la sezione ticinese c’erano Marco Chiesa, vicepresidente nazionale e Consigliere Nazionale e il presidente Piero Marchesi, che ci hanno spiegato l’importanza del tema.
Perché un’iniziativa per l’autodeterminazione?
Chiesa: "Perché è necessario affermare a chiare lettere che le cittadine e i cittadini svizzeri devono sempre poter avere l’ultima parola nel nostro Paese. Nel 2012, purtroppo, i giudici di Losanna hanno stabilito la priorità del diritto internazionale rispetto alla nostra Costituzione. Un parere inaccettabile che grida vendetta al cielo. Con questa iniziativa chiariremo che la Costituzione svizzera è la fonte suprema del nostro diritto, ha rango superiore al diritto internazionale e prevale su di esso".
Qual è la posta in gioco il 23 novembre 2018?
Marchesi: "La posta in gioco è la nostra democrazia diretta. Se non passasse l'iniziativa andrebbe gradualmente a sparire. Noi non vogliamo né dei giudici stranieri né un diritto straniero a cui sottostare e intendiamo valorizzare la democrazia diretta, perché negli anni è sempre stata un caposaldo per la nostra nazione. In Svizzera decide il popolo e la politica deve applicare quanto esso decreta. Torniamo a applicare questo semplice concetto che negli ultimi anni è stato troppo spesso maltrattato".
Perché il diritto nazionale dovrebbe avere le priorità sul diritto internazionale?
Marchesi: "In primo luogo perché nessun paese al mondo mette il diritto internazionale davanti alla propria Costituzione. E poi perché è tempo e ora di mettere in atto il volere del Popolo svizzero. Ricordo che con il pretesto del diritto internazionale i politici hanno trovato un buon modo per levare ai cittadini il loro potere. Hanno rifiutato d’applicare l’iniziativa per l’internamento riferendosi alla Convenzione dei diritti dell’uomo, hanno rifiutato d’applicare l’iniziativa per l’espulsione di criminali stranieri con la scusa dell’accordo sulla libera circolazione delle persone e servendosi dello stesso accordo hanno sabotato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa e la preferenza indigena sul mercato del lavoro. In Ticino hanno fatto la stessa cosa con Prima i nostri. La Svizzera come Paese sovrano e indipendente deve poter decidere le proprie regole senza costrizioni e prevaricazioni provenienti dall’estero".
Alcuni ritengono che stiate semplicemente mirando alla disdetta della Convenzione dei diritti dell’uomo?
Chiesa: "Nessun’altra Costituzione assicura dei diritti umani così estesi quanto quella svizzera. La nostra Costituzione garantisce i diritti dell’uomo da ben prima che questa nozione fosse riconosciuta dagli altri Paesi. La votazione del 25 novembre non concerne né i diritti umani, né una fantomatica certezza del diritto. Il tema nudo e crudo, la domanda è se vogliamo conservare la nostra democrazia diretta o se vogliamo rinunciare alla nostra autodeterminazione".
Economiesuisse vi accusa di mettere in pericolo l’economia Svizzera subordinando il dritto internazionale alla Costituzione svizzera. Come rispondete?
Marchesi: "Questo argomento fa arrossire anche Pinocchio. Economiesuisse afferma che l’iniziativa metterebbe in pericolo circa 600 trattati internazionali. Una bufala. Se ciò fosse vero si potrebbe concludere che ci sono 600 accordi che potenzialmente violano la nostra Costituzione federale. Se pensiamo poi che Consiglio Federale e Parlamento giurano sul rispetto della nostra Costituzione, e accettassimo questa equazione, potremmo concludere che in Svizzera abbiamo dei criminali che hanno tradito il loro impegno nei confronti della Patria per ben 600 volte".
Alla luce di queste argomentazioni, perché dunque si è formato un fronte compatto che combatte la vostra iniziativa?
Chiesa: "Perché è molto più facile per politici, funzionari e diplomatici, come pure per i rappresentanti del grande capitale, governare le leve del Paese senza dover interpellare e rispondere al Popolo. Molti di loro intendono inoltre cercare di indebolire l’UDC in vista delle prossime elezioni per spianare la strada all’accordo quadro con l’Unione europea. Un accordo coloniale a cui molti mirano ma che vede la strenua resistenza dell’UDC".
Pensate di vincere?
Chiesa: "É una sfida impari, da Davide contro Golia. Le associazioni economiche inietteranno milioni di franchi in questa campagna. Noi per contro disponiamo di argomenti molto migliori rispetto ai loro e siamo estremamente motivati. Il nostro Partito è coeso e combattivo. Sono certo che gli svizzeri non si lasceranno intimorire dai ricatti e dagli scenari apocalittici che stanno prospettando gli avversari. E ancor di più sono pronto a scommettere che le cittadini e i cittadini di questo Paese vogliano ancora poter avere l’ultima parola".
Cosa farete in Ticino per portare un risultato positivo in questa battaglia?
Marchesi: "Approfitteremo di ogni occasione per partecipare a dibattiti, momenti di discussione, parlare con i cittadini, con il vicino di casa per convincere tutti dell'importanza questa battaglia. E organizzeremo il maggior numero di confronti possibili anche grazie alla collaborazione dell’ASNI, l’azione per una Svizzera neutrale e indipendente. Se vincesse il si come speriamo, la Svizzera rimarrà libera, se sciaguratamente passasse il no il nostro Paese negli anni diventerà come gli altri Stati dell'UE, governato da pochi burocrati che non fanno gli interessi del Popolo".