BERNA - Se ne è parlato, se ne è accennato, è stato al centro di molti dibattiti e speculazioni. Eccolo, ora, il possibile accordo quadro tra Svizzera e UE, sul tavolo del Consiglio Federale, che Cassis pare intenzionato a proporre di far vedere alle Commissioni della politica estera del Nazionale, degli Stati e ai Cantoni.
Quali sono i punti principali? La Svizzera dovrebbe riprendere, seppur in modo dinamico, la legislazione europea, in caso di divergenze ci sarà un Tribunale. In tre anni la legislazione in merito ai lavoratori distaccati, pur con qualche eccezione (la famosa regola degli otto giorni cambia e diventano quattro, si potrà continuare a chiedere agli indipendenti di annunciarsi e rimangono le misure a protezione dei salari come il massimo di 90 giorni per padroncini e distaccati).
In particolare, l’accordo quadro si applica ai cinque accordi bilaterali relativi all'accesso al mercato UE (libera circolazione, trasporti aerei e terrestri, ostacoli tecnici al commercio e agricoltura), oltre che ai futuri accordi di accesso al mercato, come quello sull'elettricità.
Un tema che premeva alla Svizzera, ovvero l’estensione della norma UE l'estensione dei diritti all'aiuto sociale, alla protezione contro l'espulsione e al diritto di soggiorno permanente dopo 5 anni. Ma dato che secondo l’UE è una diretta conseguenza della libera circolazione e per Berna no, probabilmente un Tribunale dovrà esprimersi: ed ecco un primo disaccordo.
Svariate le reazioni.
I liberali radicali “sono soddisfatti che, dopo cinque anni di speculazioni e molte ambiguità, oggi sia finalmente sul tavolo un testo concreto per un possibile accordo quadro con l’Unione Europea, che tuttavia verrà dapprima sottoposto ad un’appronfondita analisi grazie a una vasta consultazione. Con la decisione odierna, il Consiglio federale apre la strada ad un dibattito approdondito sul futuro dell’approccio bilaterale e più in generale sul futuro della politica europea. Si tratta finalmente di un primo documento concreto: un successo del Consigliere federale Ignazio Cassis. Siamo quindi ad un crocevia della politica europea in cui tutti gli attori devono abbandonare le speculazioni e discutere seriamente sui vantaggi e sugli svantaggi di un accordo quadro con l’Unione europea. Il PLR esaminerà ora con attenzione tutti i dettagli. Questo richiede tempo – qualsiasi altra scelta sarebbe poco seria”, sostengono.
“Il nostro obiettivo era ed è quello di ottenere il massimo accesso possibile al mercato interno dell'UE con la più piccola perdita possibile di sovranità. In questo senso, vigileremo sugli interessi economici e di sovranità e, partendo da questi presupposti, valuteremo il risultato dei negoziati. Se le nostre richieste saranno soddisfatte, il PLR sosterrà l’accordo quadro istituzionale. Tuttavia, se il prezzo da pagare in termini di sovranità sarà troppo alto, respingeremo l'accordo”, assicurano, complimentandosi col loro Ministro Cassis per la scelta della consultazione: “ci rallegriamo del fatto che abbia affrontato in modo trasparente la questione, dapprima nel solco della politica interna. Grazie alla procedura scelta, il Consiglio federale rende trasparente l'esito dei negoziati e contribuisce ad un'ampia discussione. Questo approccio è quello giusto; dopo tutto, la politica estera è semre anche politica interna”.
Ovviamente diversissime le opinioni della destra.
La Lega è già pronta al referendum: “La risposta alla consultazione è già pronta: di sottoscrivere un simile aberrante accordo coloniale non se ne parla nemmeno! Il referendum – nella denegata ipotesi in cui lo sconcio trattato dovesse ottenere il favore della partitocrazia – è garantito”, urla il movimento di via Monte Boglia.
Che non capisce come il PLR possa parlare di successo: “il Consiglio federale, ed in particolare il ministro degli esteri PLR Ignazio Cassis, ha capitolato su praticamente ogni punto. Tutte le linee rosse sono state miseramente calpestate, così come c’era da attendersi. Sia per quel che riguarda la protezione dei lavoratori, sia per quanto attiene alla direttiva Ue sulla cittadinanza, che rimane inclusa nell’accordo”.
Per quanto riguarda l’UDC, Piero Marchesi parla di imbroglio. ”L’accordo si applica a questi cinque accordi esistenti e a quelli futuri che riguardano l’accesso al mercato. In questi campi la CH si impegna a seguire e interpretare le norme e la giurisprudenza della Corte UE. In altre parole la Svizzera vedrà drasticamente ridotta la sua sovranità e la sua autonomia decisionale, l’UE ci imporrà sempre più leggi e sentenze e il popolo svizzero potrà solo rimpiangere i tempi in cui la Democrazia diretta, e dunque il popolo, stabiliva cosa voleva per il suo bene. Dopo ci penserà l’UE”, scrive amareggiato. “L’accordo è ora in consultazione ma la piega presa da dossier non lascia presagire nulla di buono”.