BERNA – “Con l’Italia si può parlare. E comunque quando le autorità italiane scelgono di chiudere valichi come già fanno con quello di Maslianico, prima non vengono a discuterne con noi”, è perentorio Filippo Lombardi. Ieri ha difeso strenuamente la mozione Pantani sulla chiusura dei valichi secondari, che stava per essere stralciata.
Era la prima volta che il pipidino si occupava del tema, non certo nuovo per il suo partito, che ha lanciato la mozione “Il Mendrisiotto non è un bancomat”: la finalità è praticamente la stessa di Pantani, ed è partita dopo gli episodi delle rapine con esplosione di bancomat. Per Lombardi, mostrare al Ticino che Berna non dà il suo sostegno sarebbe stato un cattivo segnale.
Auspica però che vengano fatti dei nuovi test, su più valichi secondari e con una durata di almeno un paio d’anni.
“Dato che conosciamo almeno un esempio in cui sono le stesse autorità italiane a chiudere i valichi, l’argomento del Governo riguardo agli accordi con l’Italia non sta in piedi”, gli ha fatto eco il deputato sciaffusano UDC Thomas Hurter.
Il Corriere del Ticino ha interpellato l’ex comandante delle Guardie di confine Fiorenzo Rossinelli per un parere. Che non è positivo. “Chiudere tre valichi non ha nessun senso. Men che meno pensare che un progetto pilota simile possa fornire delle indicazioni attendibili”. A suo dire, il Mendrisiotto è come un vaso pieno di buchi, se ne copre uno e se ne apre un altro, anche se la sensazione di maggior sicurezza ci sta.
Poi, secondo lui, “tutti, italiani e svizzeri, desideriamo maggiore sicurezza. Allo stesso tempo è però impensabile credere che la Svizzera possa, unilateralmente, procedere a una chiusura notturna delle dogane minori. La controparte, alla luce dell’intralcio alla mobilità transfrontaliera, non accetterebbe mai”.