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02.07.19 - 12:130
Aggiornamento: 15:40

La Lega: "Chiudiamo la SECO. E dobbiamo trovare il modo per diminuire i frontalieri"

Il Movimento di via Monte Boglia contesta lo studio presentato ieri: "Farlocco, persegue scopi di propaganda elettorale e politica, a sostegno dell'accordo quadro e contro la disdetta della libera circolazione. Invece dovremmo..."

BELLINZONA – Il Ticino è il cantone con più divario tra i salari dei residenti e quello dei frontalieri. essi aumentano, ma ciò non ha influenza sugli stipendi: è quello che si legge nel rapporto SECO pubblicato ieri.

E la Lega non ci sta. “Basta panzane!”, chiede in una nota in cui “prende atto con sconcerto dell’ennesimo rapporto farlocco con cui la SECO tenta di nuovo di negare l’evidenza. La SECO si ostina a raccontare che l’invasione di frontalieri non provocherebbe né soppiantamento dei residenti, né dumping salariale. Le cifre della disoccupazione (quelle vere) ed i numeri dell’assistenza dicono invece esattamente il contrario. A smentire le storielle della SECO anche la forchetta dei salari tra il nord ed il sud delle Alpi, che si allarga sempre più”.

Il movimento “non intende accettare queste continue mistificazioni della realtà ticinese, che oltre ad insultare l’intelligenza offendono tutti i cittadini rimasti senza lavoro a causa della devastante libera circolazione delle persone voluta dal triciclo PLR-PPD-PSS”.

E sui rapporti SECO, che definisce “farlocchi”, ha le idee in chiaro: “perseguono unicamente scopi di propaganda elettorale, in vista dell’appuntamento di ottobre, e politica: a sostegno dell’accordo quadro istituzionale (che trasformerebbe la Svizzera in una colonia dell’UE) da un lato, e contro l’iniziativa per la disdetta della libera circolazione delle persone dall’altro. La Lega dei Ticinesi respinge al mittente questo ennesimo tentativo di lavaggio del cervello da parte della SECO, e auspica la chiusura della medesima, ciò che comporterebbe un risparmio di 100 milioni all’anno”. Richieste dure, insomma.

Infine la Lega “ribadisce la propria contrarietà totale all’accordo quadro istituzionale nonché la necessità di disdire quanto prima la libera circolazione delle persone e di diminuire in modo importante il numero dei frontalieri, specialmente nel settore terziario. Non esistono altre vie di salvezza per il mercato del lavoro ticinese e quindi per il futuro del nostro Cantone”.

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