BELLINZONA – Una Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui fatti che hanno portato alla condanna per coazione di un funzionario del DSS? Per Renzo Galfetti, non s’ha da fare, assolutamente no. Sebbene l’avvocato sia sempre stato contrario alle CPI, che definisce “un mostricciattolo giuridico bizzarro, assai costoso, inefficiente e indifendibile (…),hanno sempre fatto costosissimi buchi nell’acqua, mai riuscendo a cavare un ragno dal buco. Ripetere questi errori non è serio”, questa la demolisce a prescindere.
In un’opinione sul Corriere del Ticino di ieri infatti, parlando sia in generale sia in questo caso, spiega come a suo avviso “compongono la CPI infatti deputati scelti non tanto per le loro qualifiche specifiche, che difettano, bensì per il colore della loro casacca. Il che legittima il sospetto che la motivazione stia nella loro vanità o nel sogno infantile di fare i poliziotti da grandi. Per non dire del rischio reale che lo scopo venga inteso quale bagarre fra partiti, ossia quale pretesto per castigare questo o quel politico o un partito piuttosto che un altro. O, peggio ancora, per assecondare le chiacchiere da osteria sul ritmo del piove-governo-ladro non sapendo contenere l’emotività. Anzi, privilegiandola a discapito della razionalità”.
Ma quel che è più grave per lui è il mettere in dubbio l’agire di Magistratura e Consiglio di Stato. “La CPI proposta per questo caso ignora la legge del pasticciere: infatti già i promotori ne motivano la proposta con l’inopportunità che sia il CdS, con un’inchiesta amministrativa, a chiarire i fatti. E non v’è chi non veda come tale inopportunità, tradotta dal politichese, altro non significhi che il sospetto che i nostri consiglieri di Stato vogliano coprire o che non siano capaci o che siano complici e omertosi. È gravissimo. La fregola elettorale non giustifica tale affronto istituzionale. Non è serio”, prosegue.
“Se un Giudice è arrivato a chiedere scusa alle vittime a nome dello Stato avrà fatto i suoi accertamenti. Dovessero questi accertamenti essere confermati o meno in appello o dall’istanza giudiziaria finale, avremmo un accertamento giudiziario dei fatti inoppugnabile, definitivo e svolto con tutti i crismi di legge. E da questi accertamenti si potranno fare tutte le deduzioni amministrative, disciplinari e politiche che si vorranno”, così scrive sulla Magistratura.
Insomma, Galfetti abbatte la CPI. Anche il Consiglio di Stato ha dato opinione negativa.