BELLINZONA – La vicenda dei 13 esercenti ticinesi che hanno contrabbandato per almeno due anni carne, olio e Limoncello non va giù a molti, che invocano la trasparenza per conoscere i nomi dei truffatori.
Essi ordinavano la merce direttamente a chi la portava in Svizzera tramite valichi secondari, con l’aiuto di un complice, pagandogliela direttamente, in contanti e senza ricevuta. L’ Amministrazione federale delle dogane (AFD) sa facendo il suo, cinque esercenti sono stati multati, altri lo saranno e ci saranno dei decreti d’accusa, ma per qualcuno, al di là di tutto, questa è una ferita per il mondo della ristorazione ticinese.
Massimiliano Robbiani aveva spiegato di scegliere di andare in locali ticinesi, spendendo consapevolmente più che decidendo di recarsi in Itala, per dare una mano a chi opera sul territorio. “Ma così che senso ha?”, si chiedeva, domandando i nomi, pronto a non frequentare più i ristoranti della zona se non avesse saputo che quelli dove è olito cenare non sono fra i 13. Massimo Suter ha fatto sapere di non essere a conoscenza dei nomi, pur condannando duramente l’accaduto.
Ora interviene anche Marco Romano. “13 ristoranti che mettono in cattiva luce tutto il settore: a mio giudizio vanno fatti i nomi a tutela dei consumatori. La proporzione di quanto emerso impone trasparenza. Non voglio consumare presso chi truffa e non rispetta l’economia locale..”, domanda a sua volta.
Le pressanti richieste in tal senso faranno cadere i veli della segretezza?