BELLINZONA – Marco Borradori va giù durissimo, attaccando senza tirarsi indietro anche i rappresentanti del suo partito, la Lega, in Consiglio di Stato. Intervistato dalla RSI dopo la conferenza stampa, non le ha di certo mandate a dire.
“Io so dove sto di casa, so come si schiera il Municipio. Zali e Gobbi, rispetto a quelli che erano gli accordi presi, non sanno dove stanno di casa. Spiegheranno perché non è stata trovata una soluzione migliore. So dove sto io, il resto sono illazioni, so solo quello. ho sentito diverse persone vicine al Movimento, non per forza aderenti alla Lega, che sono rimaste un tantino sorprese dall’attitudine mostrata dai nostri due Consiglieri, che hanno autonomia ma portano comunque la responsabilità”, ha tuonato. La Lega infatti è tendenzialmente contraria all’apertura delle scuole.
E per quanto concerne le consultazioni spesso citate da Bertoli, vuole precisare: “Ne abbiamo fatta una io e una Quadri, i comuni presenti erano da sei a otto per tutte e due le volte. Noi abbiamo inviato delle considerazioni, che piacciano o no, comunque strutturate. Sapevano che le avremmo inviate il giovedì, quando abbiamo seduta di Municipio, però si era deciso già prima. Si può parlare di sgarbo verso di noi, comunque questa non è una consultazione”.
È stato poi messo in comunicazione con Bertoli, a Bellinzona. “Lugano contrario? Se tutto ha funzionato abbastanza bene fino a qui è stato perché c’è stata un’unità di intenti fra tutti. Sarebbe peccato se attorno alla scuola non fosse confermata. Chiedo a Lugano e ad altri (Locarno, ndr), pur rispettando lo scetticismo, di operare. Mi sembra strano che una città con le risorse di Lugano non possa rispondere a quanto chiesto. Se si fa altrove, in comuni con meno risorse, lo si può fare anche lì”.
Borradori ha replicato: "Non abbiamo detto che non siamo in grado di applicare quel che dice il DECS. Noi abbiamo la nostra impostazione, per ora la teniamo, fra una settimana avremo ancora una riunione. Nell'ordinanza c'è la possibilità di chiedere deroghe, noi siamo convinti che la nostra decisione sia migliore. Nove pagine di ordinanza cantonale per quindici giorni di scuola sono un mostro giuridico".