di Angelo Mordasini*
Okay, eccoci. Per chi non è a conoscenza della vicenda, la pagina facebook della Gioventù Socialista Ticino, che amministro con orgoglio assieme a compagni e compagne, ha postato un breve testo riguardante il decesso di una recluta a Isone.
Vi dirò la verità: Ci avevano avvertito. Come GISO, intendo. Ci avevano detto che fare un post sul tragico incidente avvenuto di recente in seno a un'unità di granatieri avrebbe portato a polemiche, attacchi e accuse.
E vi dirò di più; un po' ci speravo. Volevo che se ne parlasse. Volevo che la popolazione sapesse. Volevo che ci ponessimo delle domande.
Pur non potendo parlare a nome del mio partito, una volta posto il dubbio sono stato il primo a dire che dovevamo andare avanti. Quindi mi assumo la mia parte di responsabilità, e rivendico il diritto di giustificare questa scelta.
Le accuse sono state più unilaterali di quanto pensassi. Essenzialmente, gira solo la parola "strumentalizzazione", ripetuta a mo' di tam-tam dai vari regazzi, galeazzi e persino da generazione giovani (tutti e tre rigorosamente senza maiuscola per via di totale mancanza di rispetto).
Una tragedia simile merita prima di tutto un sentimento di profondo dolore, che abbiamo provato - sicuramente più intensamente di altri i cui nomi finiscono con -zzi. Ma merita soprattutto giustizia. Merita che le cause vengano isolate e analizzate, e che quindi vengano neutralizzate.
La differenza tra noi e questi loschi figuri sta nelle priorità. Abbiamo puntato dita. Abbiamo politicizzato. Ma perché?
Perché il nostro interesse, verso cui avremmo "strumentalizzato" la faccenda, è che morti ingiustificate non si ripetano. È giusto che si parli delle cause di questa morte. Ogni vita è unica e irripetibile, e quello che ho pensato è che il nostro sacro dovere come cittadin* è fare tutto ciò che è in nostro potere affinché casi simili non si verifichino più.
La priorità dei tre dell'ave maria (locuzione non a caso) è offrire pensieri e preghiere, in modo da non doversi interrogare sul senso di un esercito di milizia, sul pericolo che significa per l'incolumità delle reclute e sul valore di ciò che la nostra nazione ha perso.
Un po' come quando negli Stati Uniti un folle ammazza decine di persone con un fucile d'assalto, e il presidente offre proprio questo: Pensieri e preghiere. L'apice delle capacità espressiva di certe persone, incapaci di dire apertamente "sì, peccato per i morti, ma d'altra parte le armi offrono un bel margine di guadagno". Non sono un genio, ma non bisogna esserlo per vedere cosa si nasconde dietro la falsa narrativa del religioso e doveroso silenzio al cospetto dei defunti.
La loro priorità è che si smetta di parlarne. La nostra è che non succeda più.
La loro priorità è continuare a dare totale impunità all'esercito e tutelare gli introiti che porta all'industria bellica. La nostra è che altri giovani non vadano a ingrassare quel numero di morti sotto le armi nell'ultimo 30ennio, che già ammonta a 8.
Tutte morti evitabili. Un valore inestimabile e irrecuperabile, che la nostra nazione ha perso per permettere agli alti quadri dell'esercito di portare a cena le mogli con un superpuma a spese nostre.
E se per caso sostenete le fanfare che gridano alla strumentalizzazione, sappiate che avete il mio sacrosanto permesso di lasciare questo post privo di reazioni e condivisioni.
*rappresentante GISO