di Massimiiano Ay*
La morte di una recluta 21enne è gravissima. Sui toni e sui metodi con cui alcuni compagni della sinistra si sono espressi si può discutere, così come sulle tempistiche delle uscite.
Ma non è vero - come afferma invece Piero Marchesi (UDC) - che in momenti come questi le uniche parole debbano essere di solo cordoglio: questo lo possono fare tutti, e alle condoglianze ci uniamo anche noi comunisti, ma i politici - se sono tali e non semplici amministratori dell’esistente - sono chiamati a fare di più, e cioè a riflettere su come evitare simili fatti.
Franco Cavalli ha espresso un parere certo netto, ma non offensivo, e che io capisco: è stata una morte evitabile avvenuta in un contesto, quello militare, superato e non privo di abusi e di fanatici, contro cui peraltro mi impegno da 19 anni a questa parte, da quando cioè io stesso - indossando quella divisa - ho rifiutato gli ordini e rischiato il tribunale militare.
Nell’esercito, infatti, c’è un enorme problema che riguarda la sua missione (a mio avviso alla difesa dei confini si è infatti sostituito il fattore di conformismo e controllo sociale sulle nuove generazioni), ma anche di sicurezza per i coscritti: non parliamo solo dei decessi (pochi, ma comunque troppi), ma anche di sempre più frequenti incidenti militari con esito per fortuna non letale.
Ora, proprio per rispetto alla recluta deceduta, occorre rivendicare una rapida inchiesta indipendente (cosa che invece non avverrà perché la giustizia militare è sia controllore che controllato) che verifichi se c'è stata omissione di soccorso e se vi sono, a Isone, ufficiali forse troppo zelanti (per usare un eufemismo).
Non mi illudo, ma la nonchalance o il cinismo con cui troppa gente commenta la perdita di un ragazzo perché ...guai a criticare la "vacca sacra", mi preoccupa, anzi: mi disgusta!
*deputato PC