BELLINZONA – La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’agenda scolastica, prima ‘polemica’ del nuovo anno scolastico. E i Giovani UDC hanno deciso di vuotare il sacco, di attaccare frontalmente (e non nasconde che la sua campagna farà proprio quello) Manuele Bertoli, attraverso “Scuole Libere”.
“L'azione “Scuole libere” è una critica frontale al consigliere di stato Manuele Bertoli, e vuole attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul fatto che spesso la civica nelle scuole o non è affatto insegnata o è impartita in modo fazioso e di parte. Spesso si è pure assistito a veri e propri casi di mobbing nei confronti di allievi critici verso l'opinione espressa dal docente”, si legge infatti nella nota inviata in redazione.
Ne abbiamo parlato con Diego Baratti, presidente del movimento giovanile, che non si è sbottonato molto, rimandandoci alla presentazione dell’intera campagna che avverrà venerdì.
Campagna per voi significa che vi limiterete a sensibilizzare sul tema dei problemi scolastici, oppure farete anche atti concreti, magari a livello parlamentare?
“Sarà una campagna focalizzata sui social media, accompagnata anche da atti concreti, online su un sito web creato ad hoc. Stiamo valutando coi nostri granconsiglieri se si possono fare delle interpellanze”.
Dunque, non solo sensibilizzazione, bensì anche la ricerca di un cambiamento, corretto?
“L’obiettivo è che alla fine di questa campagna l’opinione pubblica sia cosciente di quel che sta succedendo all’interno delle scuole. Porteremo delle prove innegabili e il Consiglio di Stato, in particolar modo Bertoli, dovrà agire e trovare soluzioni. Non potrà più dire che la problematica non esiste. I problemi nella scuola sono diversi, li elencheremo tutti, portando gli esempi raccolti: abbiamo per ora citato quelli che per noi sono principali”.
Come sono stati raccolti gli esempi? Vi sono stati segnalati dagli studenti o siete andati voi alla ricerca?
“La raccolta è cominciata in base alle esperienze in particolare dei membri del partito. Vorremmo poi ampliarla, spiegheremo come”.
Qualcuno potrà brutalmente dirvi: ce l’avevate con Bertoli e avete cercato delle prove concrete per potercela avere con lui. Come vi difenderete da questa possibile accusa?
“Non penso che ci muoveranno questa critica, perché la nostra azione farà sì che non potrà sussistere. Diciamo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la agenda. Bertoli ha spiegato di non averla quasi nemmeno visionata. Conteneva delle immagini di propaganda davvero vicine alle idee della sinistra e a noi non va bene. Ciò ci ha spinto a decidere di fare qualcosa, abbiamo raccolto le opinioni e gli esempi all’interno dei nostri membri. Con la nostra azione puntiamo ad avere maggiori pareri”.
Per quanto concerne la gestione del Covid, ritenete che sia sulla lista dei problemi oppure per il momento viene promossa?
“Sono sempre stato personalmente scettico sull’annullamento degli esami. La nostra scuola probabilmente non era preparata a una traslazione completa online. Il tema della digitalizzazione andrà portato avanti, come Giovani UDC ci siamo schierati contro il divieto di portare i cellulari alle medie perché riteniamo che i ragazzi debbano essere educati e i telefoni possano essere usati come strumento didattico. La nostra scuola dal punto di vista delle sfide tecnologiche non è pronta, quando si ha un apparato così carente non si può chiedere agli studenti di svolgere gli esami quando seguivano sì e no tre ore di lezioni online”.
Paola Bernasconi