BELLINZONA - La posizione, molto netta, di Fiorenzo Dadò in merito all'obbligatorietà del vaccino per il Covid (che, ricordiamo, Pfizer e Biontech pensano di poter aver trovato, anche se la Svizzera ha avuto contatti con altre aziende farmaceutiche al fine di poterselo garantire quando arriverà), ha scatenato reazioni.
Il primo a mostrarsi non d'accordo è proprio un ex rappresentante popolare democratico, Carlo Luigi Caimi. "Il presidente del PPD ticinese, caro Fiorenzo, dovrebbe riflettere un po' di più prima di far partire nuove e inutili polemiche - oltretutto non attuali - mentre il Ticino e il resto della Svizzera lottano con difficoltà crescenti dovute al Covid-19. Mi spiace, io che ho lavorato 12 anni (2003-2015) in Gran Consiglio nel tuo Gruppo parlamentare, trovo poco responsabile quello che stanno facendo troppi politici ticinesi in questo momento dove la popolazione ha problemi molto gravi da affrontare giorno dopo giorno". Insomma, per il momento, non è il caso, a suo avviso, di parlare di vaccino.
Ma Dadò replica: "Non condivido ma capisco il tuo punto di vista. Il mio, da cittadino libero come te, è però diverso. Ritengo che sia un dovere, ancor più se si ricopre una carica politica , esprimere immediatamente un’opinione chiara su un tema di fondamentale importanza, che non permette ambiguità alcuna. Non è per fomentare polemiche, ma perché ad esprimersi è stato un politico (consigliere federale) al quale ha ribattuto il numero uno di un’importante ditta farmaceutica, tra altro, con interessi palesi. Il tema del vaccino è controverso, ma imminente.
Quindi se ne deve parlare adesso. Sulla legge votata dalle camere federali per il covid, come saprai c’è addirittura in arrivo un referendum. Sui problemi attuali ai quali fai riferimento, come sicuramente avrai potuto vedere, ci stiamo impegnando tutti molto. Credo lo apprezzi".
Ma Caimi ha ribattuto: "Caro Fiorenzo Dadò "esprimere i m m e d i a t a m e n t e un’opinione chiara su un tema di fondamentale importanza" sembra un 'must' per i politici ticinesi. Ma non è un 'must', bensì una cattiva abitudine, soprattutto se non si ponderano con attenzione tutti gli aspetti di un problema e le conseguenze indotte delle proprie affermazioni, anche e soprattutto a livello politico. Parlare di "Libertà" in epoca di Covid-19 fa molto chic. Idem dare contro all'economia svizzera. Una manna per i lettori cd. eroi da tastiera, molto meno per chi vorrebbe che si affrontassero i problemi gravi e concreti del momento".
E a chi ricorda che si potrebbe arrivare a situazioni simili a quelle legate ai no vax, il presidente del partito fa notare che non si sta parlando di negazionismi vari ma solo dell'obbligatorietà del vaccino. Aggiungendo che "sulla questione del coronavirus non è quasi possibile esprimere un parere che si discosti un attimo dal tam tam generale, senza venir tacciati, nella migliore delle ipotesi, da irresponsabili".
D'accordo invece con lui il democentrista Tiziano Galeazzi. "Questo è il secondo passo di un piano ben più ampio, a maggio scrissi proprio su questo rischio del vaccino obbligatorio. Hai ragione Fiorenzo, guai a noi. Inoltre non sapendo cosa ci vorranno iniettare.."