LUGANO - Quanto successo all'ex Macello continua a essere al centro della politica luganese. Ieri in Consiglio Comunale se ne è parlato ampiamente, con richieste di spiegazioni da parte soprattutto delle forze di sinistra. E si registra anche un amaro sfogo del sindaco Marco Borradori.
"Abbiamo già detto cosa è successo ma registro con un po’ di tristezza che si dica che abbiamo mentito. Non è assolutamente vero. Ma per noi il principio in dubio pro reo non è valso... Quello che diciamo non viene considerato. Non lo auguro a nessuno di voi", ha detto, facendo notare che non è volontà del Municipio non dare la propria versione ma che è l'inchiesta a chiedere di trincerarsi dietro il silenzio. "Io non aspetto altro che parlare: non mi nasconderò mai di fronte alla verità. E l’inchiesta la farà emergere", ha aggiunto.
Per esempio, Carlo Zoppi del PS aveva chiesto risposte: "L’inchiesta giudiziaria da parte della procura e un’auspicabile inchiesta amministrativa interna in un secondo momento sono elementi importanti ma da soli non sono sufficienti. Le responsabilità giudiziarie per le persone coinvolte verranno chiarite, le responsabilità politiche dei Municipali in quanto rappresentanti delle istituzioni da cui i cittadini si aspettano risposte devono essere chiarite senza trincerarsi dietro un indisponente no comment", sono state le sue parole.
"Un altro legittimo e inquietante dubbio a cui bisogna dare riposta è quello se ci troviamo in uno stato di polizia dove le forze dell’ordine prendono in maniera autonoma decisioni al posto delle claudicanti istanze preposte in teoria a farlo. Le decisioni prese in questo caso dai quadri del corpo e dai responsabili politici rendendo ancora più difficile il lavoro sul terreno degli agenti a confronto diretto con la popolazione", ha proseguito.