BELLINZONA – Preoccupazione. È il sentimento espresso dal’Associazione delle Polizie Comunali Ticinesi (APCTi), che in una nota stampa mette le mani avanti su quella che considera una “nuova accelerazione” relativa al progetto di “Polizia unica”. “A tale proposito, APCTi ribadisce fermamente la propria posizione, più volte espressa in passato, di contrarietà e rifiuto di questo progetto – si legge nella nota -. Contrariamente ai messaggi fuorvianti e disallineati dalla realtà politica e sociale del nostro Cantone, che si vorrebbero diffondere e che vedrebbero un non meglio precisato “campanilismo” in seno alle Polizie Comunali, si tratta qui invece di difendere un approccio di polizia moderno ed efficiente, che in questi anni più e più volte ha già dimostrato la sua efficacia: la Polizia di Prossimità, di cui le Polizie Comunali sono i principali attori”.
In particolare, prosegue la nota, “restiamo particolarmente sorpresi di constatare come taluni abbiano voluto trascinare una così importante e delicata questione nella logica della campagna elettorale, nel cui ambito gli obiettivi dei differenti candidati rischiano di essere più elettivi che risolutivi delle grandi e complesse problematiche del Cantone e per cui non è possibile quindi garantire una visione ed un approccio sufficientemente oggettivo e professionale al tema. Inoltre, una volta di più, si deplora che non si voglia aspettare l’esito del rapporto dello speciale gruppo di lavoro “Polizia Ticinese”, voluto dal Cantone al fine di meglio coordinare l’attività delle Polizie, ridefinendo e chiarendo competenze e compiti delle stesse e il cui esito, per bocca dello stesso Segretario Generale, rappresenterebbe una valida ed efficiente alternativa alla Polizia unica, ma soprattutto condivisa dalle parti coinvolte”.
L’Associazione ricorda infine “gli importanti sforzi economici fin qui profusi dai Comuni al fine di garantire la realizzazione organizzativa e l’acquisizione di mezzi ed effettivi così previsti dall’attuale Legge Cantonale, che con un progetto come quello che si vorrebbe imporre al popolo ticinese, verrebbero così vanificati. La capacità di decidere sulla sicurezza del proprio territorio rappresenta inoltre un elemento cardine dell’autonomia comunale, che permette al Comune di intervenire in modo veloce, diretto e risolutivo, rispettivamente con la necessaria vicinanza al cittadino, per garantire i presupposti oggettivi di una sana crescita sociale ed economica dello stesso. Al fine quindi di permettere ad ognuno di formarsi una libera opinione, basata questa volta non certo su interpretazioni o idee personali, bensì su fatti concreti, circostanziati ed argomentati supportati anche da un’ampia letteratura in proposito, l’APCTi informa di aver allestito un nuovo documento sul tema della Polizia di Prossimità dal titolo: Alla prova dei fatti”. Obiettivo: “Affrontare e controbattere le pretestuose motivazioni sin qui portate a sostegno del modello di Polizia unica”. In questo ambito è prevista anche una serata informativa all’attenzione dei Municipi, i cui dettagli verranno precisati nei prossimi giorni.
Norman Gobbi: “Troppi radar”
Intanto, il direttore del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi, sgancia un siluro sui controlli radar effettuati dalle polizia comunali. In una lettera, datata 15 novembre inviata a sindaci e municipali, scrive oggi LaRegione, parla di “una situazione che mi preoccupa e che suggerisce una riflessione sulla politica comunale in materia di controlli della velocità”.
Dal monitoraggio dei controlli di velocità eseguiti sul territorio tra il 2019 e il 2021, scrive Gobbi, emerge chiaramente che la Polizia cantonale esegue circa un controllo all’anno per agente di gendarmeria. Le polizie comunali, invece, eseguono mediamente almeno tre controlli annui per agente uniformato. "Pur riconoscendo le diverse sensibilità locali in merito ai potenziali pericoli derivanti da velocità eccessive sulle strade comunali e su quelle cantonali di attraversamento dei nuclei abitati – si legge nella lettera - i dati suggeriscono un utilizzo talvolta improprio di questo strumento, tanto da far dubitare dello scopo puramente preventivo dei controlli effettuati". A questo si aggiungono "le numerose segnalazioni fatteci pervenire da cittadini e rappresentanti politici comunali in merito a controlli ritenuti ‘vessatori’, poiché organizzati in località dove non vi era una situazione di apparente pericolo”.
Ai municipi viene quindi indicata la necessità di un miglior coordinamento tra Cantone e Comuni su questa tematica. Occorre in particolare rivedere, afferma ancora Gobbi, le “modalità d’ingaggio rispettive (chi controlla dove), al fine di preservare il valore preventivo e di rafforzare l’adozione di misure di precauzione”. Per migliorare la situazione attuale, definita "non soddisfacente", Gobbi propone di coinvolgere il gruppo di lavoro che si occupa del progetto ‘Polizia ticinese’, che dovrà ridefinire competenze e compiti tra le forze di polizia: “Il gruppo dovrà elaborare un insieme di misure coerenti con lo scopo preventivo attribuito ai controlli di velocità, che non si basino unicamente sui radar”.