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24.04.23 - 15:570

I comunisti all'attacco: "Conferenza sull'Ucraina ridicola, non vogliamo spendere un centesimo pubblico"

Dopo la contrarietà della Lega a approvare la spesa, il Partito Comunista si dice pronto a lanciare un eventuale referendum. "Eravamo contrari già luglio e l'evento aveva dimostrato il flop della nuova politica estera lontana dalla neutralità"

BELLINZONA - I costi per la Ukraine Recovery Conference del luglio 2022 stanno facendo discutere. Se la Lega qualche giorno fa ha detto che non approverà la spesa per la manifestazione (leggi qui), anche il Partito Comunista sarebbe pronto a lanciare addirittura un referendum.

Due partiti che si trovano su schieramenti opposti dello scacchiere politico convergono dunque sul tema della conferenza sull'Ucraina, contro cui si è scagliato anche Andrea Sanvido, che ha quantificato i costi per i contribuenti luganesi e ha affermato come l'evento "ha messo in dubbio la nostra tradizione diplomatica invitando solo una delle parti coinvolte nel conflitto bellico" (leggi qui). 

La spesa che il Gran Consiglio dovrà approvare sarà di 750mila franchi e il PC non ci sta. "Già in luglio, a margine della Conferenza, il PC aveva espresso la sua contrarietà ad un summit che millantava di parlare di pace e ricostruzione senza però considerare una delle due parti in causa, e che invitava unicamente banchieri, imprenditori americani, oligarchi ucraini e rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale a spartirsi la torta della ricostruzione di stampo neo-coloniale dell’Ucraina (occidentale)", attacca. 

E poi: "Una conferenza ridicola a cui persino i paesi UE non hanno ritenuto utile scomodare i propri ministri ed hanno inviato a Lugano perlopiù diplomatici di terzo rango a dimostrazione del flop della nuova politica estera svizzera di sudditanza agli USA, svendipatria e sempre più lontana dalla neutralità. I nostri timori sono peraltro stati confermati dagli stessi (modesti) risultati della conferenza: la cosiddetta “Dichiarazione di Lugano” prevede infatti - dietro ai proclami altisonanti sulla parità di genere e la sostenibilità ambientale - il commissariamento del paese da parte di istituzioni internazionali come il FMI e la Banca mondiale, la liberalizzazione del suo mercato (necessaria all’integrazione nell’UE), nonché l’ulteriore svendita del paese al grande capitale".

Dunque, il PC "non è disposto a spendere un centesimo pubblico per le manie di grandezza del direttore del DFAE, grazie alle quali i poteri che ambiscono a spartirsi l’Ucraina hanno potuto riunirsi in una città blindata, senza avere peraltro alcuna intenzione di agevolare un processo di pace nel paese".

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