BELLINZONA - Delusi i sindacati OCST, convinto in ogni caso che una domenica in più di apertura non modificherà lo stato di salute dei commerci ticinesi, e UNIA, soddisfatta Federcommercio: sono i primi, e prevedibili, commenti sul voto ticinese che ha visto vincere la modifica della legge sulle aperture.
"L’OCST si rammarica del risultato della votazione cantonale sulle Modifiche alla Legge sulle aperture dei negozi", si legge in una nota. "Emerge comunque che una parte consistente della società mette in primo piano le persone rispetto alla pretesa esasperata del consumismo. Emerge pure una grande solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori del settore della vendita le cui condizioni di lavoro devono essere ancora migliorate. Resta inoltre forte il nodo posto anche dal Consiglio di Stato nel suo messaggio dwl 30 settembre 2020 sull’iniziativa Speziali. L’estensione (da 200 a 400 metri quadri) della superficie di vendita dei negozi che possono rimanere aperti alla domenica nelle zone turistiche è compatibile con la Legge aperture dei negozi. Non lo è invece con la Legge sul lavoro (in particolare con l’articolo 25 OLL2) che fissa i limiti dell’impiego domenicale del personale per i negozi che hanno un assortimento limitato ai prodotti di prima necessità indirizzati ai turisti. Su questo naturalmente, porremo la massima attenzione in collaborazione con l’Ufficio dell’Ispettorato del Lavoro".
Cosa accadrà ora? "Alla luce delle modifiche decise oggi, si impone anche la necessità di avviare il confronto sociale ed entrare nel concreto della discussione per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro. Un contratto che, come detto, dovrà essere migliorativo delle condizioni di lavoro per il personale. Ad esempio, attraverso soluzioni a sostegno della conciliazione tra lavoro e vita familiare, alla frammentazione del tempo di lavoro e alla rivalutazione dei salari minimi ed effettivi", prosegue il sindacato che "nel rispetto del voto odierno, restiamo però convinti che a fare la differenza non sarà mai l’estensione degli orari di apertura. Il commercio in Ticino, nella sua quotidianità, soffre di altri fattori quali, in particolare. le vendite online ed il turismo degli acquisti a sua volta condizionato dal basso potere d’acquisto dei salari ticinesi".
Per UNIA, si tratta addirittura di "uno schiaffo al personale di vendita" e esprime "delusione e preoccupazione" per "una decisione con cui si liberalizza il lavoro domenicale e festivo e che avrà conseguenze pesanti sulle condizioni di lavoro, di salute e di vita di migliaia di lavoratrici e di lavoratori del settore della vendita e sulle loro famiglie. Donne e uomini che, nonostante lo schiaffo di oggi, possono e potranno comunque contare sul quel 43% di ticinesi che non condivide il processo di deregolamentazione nel settore della vendita e sull’impegno sindacale di Unia per il rafforzamento di tutele e diritti".
"L’ingannevole campagna referendaria dei fautori, infarcita di informazioni fuorvianti tendenti a sminuire la portata delle modifiche previste, ha evidentemente dato i suoi frutti e le modifiche della LAN entreranno in vigore. Per il sindacato Unia è però chiaro che il 56,8% di sì uscito oggi dalle urne non rappresenta un lasciapassare per ulteriori liberalizzazioni: il fatto che 43 cittadini su 100 continui ad opporsi a questa pericolosa deriva dovrebbe indurre la politica a una certa prudenza. Anche se probabilmente, vista l’insaziabilità delle forze liberiste, non sarà così", prosegue UNIA, che, sottolinea, "roseguirà il suo impegno al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, combattendo con ogni mezzo ogni ulteriore tentativo di liberalizzare e deregolamentare e vigilando sull’applicazione della legislazione federale sul lavoro (in particolare per quanto riguarda il lavoro festivo e il diritto al riposo), che dovrà essere rigorosa. E denunciando ogni irregolarità. Tenuto conto, infine, delle numerose problematiche del personale addetto, in gran parte confrontato con cattive condizioni di lavoro e d’impiego, con la precarietà, la sotto-occupazione e con salari indecenti, Unia ribadisce la necessità e l’urgenza di agire contro queste derive rafforzando tutele e diritti e aumentando i salari, per esempio nel quadro di un contratto collettivo di lavoro. Un contratto collettivo di lavoro degno di questo nome".
Di altro avviso invece Federcommercio, secondo cui i ticinesi "hanno fatto una scelta ponderata e lungimirante a favore della flessibilità competitiva e del progresso economico. Questo risultato rappresenta una vittoria per i piccoli commercianti, i consumatori e l'intera economia locale. Il SÌ è un segnale di fiducia nella capacità della nostra comunità di adattarsi alle esigenze di un'economia in continua evoluzione, inclusa quella generata dal turismo. Il SÌ è pure un segnale di maturato giudizio che non ha abboccato a certe teorizzazioni demagogiche delle aree politiche più attive nel contrastare questa piccola porzione di flessibilità in più per il piccolo commercio locale".
Un risultato che "rappresenta un passo avanti nella promozione dell'innovazione e dell'agilità nel settore commerciale. Dimostra la volontà dei cittadini di sostenere le imprese locali e di creare un ambiente commerciale dinamico, in grado di competere efficacemente con il commercio online e le offerte estere. I cittadini ticinesi hanno riconosciuto che solo attraverso la flessibilità competitiva possiamo garantire un'economia vivace e attrattiva per residenti e visitatori".
A sua volta si china sul tavolo delle trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo di Lavoro (CCL) venuto a scadenza: "Sarà un’occasione per posizionare i punti di vista dei partner sociali e per chiarirsi su aspetti e posizioni venute in evidenza durante le rispettive campagne per questa votazione".