LUGANO - Per domani, giovedì 4 aprile, il collettivo “T’aspetto fuori” ha organizzato come atto di protesta un “ritrovo di sveglie” in Piazza della Riforma, con lo scopo di raccoglierne quante più possibile e consegnarle al procuratore generale. “Abbiamo una magistratura debole, prodotto miope delle ‘politichette’, c’è poco da stupirsi se la giustizia ticinese sembra la bella addormentata nel bosco”. Con queste parole il collettivo - nato nel 2017 in seguito al caso Argo1 - ha lanciato la scorsa settimana l’azione dimostrativa contro l’inefficienza del sistema giudiziario ticinese. Per gli organizzatori della protesta, il criminologo Michel Venturelli e l’informatico Mattia Corti, per la giustizia ticinese “è ora che suoni la sveglia”.
Secondo il Pg Andrea Pagani, interpellato da LaRegione, la sveglia non andrebbe consegnata alla magistratura, bensì alla politica. Come sostiene in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano bellinzonese, “il Ministero pubblico ticinese non ha bisogno di sveglie, perché nelle condizioni operative in cui si trova, i suoi ventitré procuratori, sottoscritto incluso, lavorano senza poter guardare l’orologio”. “Ricordo, fra l’altro, che siamo tra i dodicimila e i quattordicimila incarti in entrata all’anno”, sottolinea inoltre il Pg, aggiungendo che - piuttosto - le sveglie dovrebbero suonare per il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio, cioè per “i due poteri dello Stato che sono chiamati a mettere a disposizione mezzi e risorse umane alla magistratura in generale”. “Per quanto riguarda il Ministero pubblico, cioè l’autorità giudiziaria che dirigo - precisa inoltre Pagani - ho scritto a più riprese al governo, per il tramite della Divisione della giustizia chiedendo l’attribuzione all’ufficio di un segretario giudiziario giurista e di due funzionari amministrativi in vista dell’entrata in vigore, poi avvenuta all’inizio di quest’anno, delle non poche modifiche apportate da Berna al Codice di procedura penale. Finora però non ho ricevuto alcuna risposta”.
Una questione di risorse umane, ma non solo. Secondo Pagani sono diversi gli aspetti sui quali bisogna intervenire. Come spiega, sempre a LaRegione: “Bisogna cambiare la legge cantonale sugli onorari dei magistrati, rivedere il piano normativo per ridefinire il ruolo del procuratore generale, che non può consacrare il sessanta per cento del suo tempo alle inchieste, avendo come direttore del Ministero pubblico anche altre mansioni (...) Occorrerebbe pure rivedere le modalità di nomina dei procuratori (...) e reintrodurre la figura del sostituto procuratore pubblico…Tutte cose che ho già detto nelle audizioni davanti alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, ovvero a quei deputati che sono gli interlocutori istituzionali del potere giudiziario“.
Il problema di fondo, però, secondo Pagani è “la mancanza di una regia politica, in primis da parte del Governo. In questo modo si potrebbe aprire una discussione che veda coinvolti il Gran Consiglio e lo stesso potere giudiziario, su presente e futuro della magistratura ticinese quanto a risorse e assetto normativo cantonale”.
L'intervista completa è disponibile al link