di Marco Bazzi
Il 13 maggio scorso un cancelliere del Tribunale penale cantonale - quindi un avvocato, di una certa età e con una lunga esperienza alle spalle - scrive al Capo Sezione delle risorse umane Raniero Devaux.
Gli chiede che il suo caso venga trasmesso all’avvocatessa Maria Galliani, che il mese prima il Consiglio di Stato ha incaricato di effettuare verifiche sul presunto mobbing esercitato dalla segretaria responsabile della cancelleria del Tribunale (che nell’articolo correlato abbiamo chiamato Signora Y) nei confronti di una sua collega (quella che abbiamo chiamato Signora X).
Nel suo memorandum, il cancelliere, che si qualifica come “vittima”, parla di “reiterato atteggiamento ostile della Signora Y. Non solo nei miei confronti”. Scrive che le “situazioni conflittuali da lei ingenerate durano nel tempo, praticamente sono giornaliere e sono talmente radicalizzate da minare la serenità nell’espletamento delle nostre funzioni”. Annota che alla cancelleria del Tribunale penale “il clima di lavoro, a seguito dei reiterati comportamenti inadeguati della capo-cancelleria Signora Y, è compromesso”.
Il 28 maggio Raniero Devaux gli risponde: “Visto il tenore della sua lettera, inviteremo l’avv. Galliani a sentirla, al pari di suoi altri colleghi amministrativi”.
Cosa che in effetti accade il 10 giugno. Ma da quel momento, della sua segnalazione il cancelliere non ha più notizia. Così, a inizio dicembre scrive alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello (che si occupa del personale ‘non togato’ dell’apparato giudiziario), attualmente presieduta dal giudice Giovan Maria Tattarletti: “Ho appreso da fonti giornalistiche che il procedimento in titolo (“Segnalazione mobbing a carico della segretaria-capo cancelleria del Tribunale penale cantonale”) è sfociato in una decisione della Commissione. Chiedo cortesemente di comunicarmi se l’esito ha riguardato anche la mia segnalazione e, in caso affermativo, di rendermi edotto sugli accertamenti fatti dalla Commissione e sulle conclusioni alle quali è giunta”.
Dopo aver pubblicato ieri il verbale reso nel novembre del 2023 di fronte al giudice Damiano Bozzini - allora presidente del Tribunale d’appello e dunque anche della Commissione amministrativa - dalla presunta vittima di mobbing, la Signora X, liberatv propone oggi il memorandum integrale (debitamente anonimizzato) del cancelliere Z datato 13 maggio 2024.
Segnalazione/memorandum inviato a Raniero Devaux
Mi risulta che la giudice Francesca Verda Chiocchetti (per la quale lavoro all’interno di quella che è definita colonna giudice - cancelliere del TPC) e il giudice Siro Quadri si siano segnalati, nel dicembre 2023, alla Commissione amministrativa del Tribunale d'appello per tutta una serie di comportamenti inadeguati da parte della nostra segretaria – capo cancelleria Signora Y.
Una parte dei comportamenti segnalati mi riguardano personalmente e mi hanno profondamente turbato. I giudici in questione si sono fatti parte diligente in un’incombenza che io - da solo e senza tutela - non avrei potuto fare; come superiori, hanno proceduto in tal senso, anche in mia rappresentanza, per ottenere serenità sul posto di lavoro.
Mi risulta anche che la Commissione amministrativa (il cui Presidente Damiano Bozzini ci legge in copia) ha trasmesso la summenzionata segnalazione alle risorse umane “stop molestie” per competenza in materia. Mi aggancio a questa procedura per i seguenti motivi, confermando la mia posizione di vittima. Eccone le ragioni.
La Signora Y ha ripetutamente avuto nei miei confronti dei comportamenti ostili, tali da ledere la mia dignità di persona.
A seguire una lista esemplificativa, e quindi senza pretesa di esaustività, di quanto occorso:
Metà giugno 2022, corridoio del TPC:
La Signora Y mi ha rimproverato in maniera brusca e con toni alti, con riferimento a un caso specifico, di sbagliare e di nascondere i miei errori ai giudici.
Non era e non è vero. Le ho risposto che non era così. Lei ha ribadito la sua posizione.
Mi sono sentito ferito dall’accusa, peraltro formulata con toni alti e aggressivi nel corridoio sul quale affacciano tutti gli uffici del TPC. Mi sono di conseguenza recato dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, per segnalare quanto accaduto.
La giudice Verda Chiocchetti mi ha quindi accompagnato dal Presidente Mauro Ermani per illustrargli l'accaduto. Sia io sia la giudice gli abbiamo anche spiegato che in realtà io non avevo nascosto proprio nulla.
Ci trovavamo nell'ufficio del giudice Mauro Ermani e la Signora Y è subentrata nella discussione. Era esagitata, non voleva sentire, voleva solo avere ragione.
La Signora Y davanti a tutti ha poi interrotto di punto in bianco il prosieguo di discussione, dicendo che non aveva tempo da perdere e, intercalando con la parola "cazzo", che aveva altre cose da fare invece che stare lì a parlare con noi. Si è allontanata bruscamente, dando con rabbia un colpo forte con la mano ad uno scatolone contenente un incarto presente nel corridoio e gridando verso la cancelleria: "Siete delle merde perché non mi avete difeso".
Mi ha fatto male non solo il fatto di essere stato ingiustamente accusato di fronte a terzi, ma anche assistere alla sua aggressività, esternata sia nel forte colpo inferto all’incarto sia nella rabbia con cui ha proferito le parole summenzionate nei confronti dei collaboratori di cancelleria e di come li avesse redarguiti per non averle dato "man forte" nella sua ingiusta accusa.
Ricordo che in quel frangente la giudice Francesca Verda Chiocchetti ha chiesto al Presidente Mauro Ermani: "Ma lasci che se ne vada in questa maniera decidendo lei di interrompere una discussione dinanzi al Presidente del TPC, a una giudice e a un cancelliere?"
Il giudice Mauro Ermani ha risposto: "Lasciala andare, meglio non intervenire perché sennò mi sfascia l'intero ufficio".
Il giudice Ermani ha detto che avrebbe richiamato la Signora Y ad assumere un comportamento adeguato sul posto di lavoro una volta che lei avrebbe sbollito la rabbia.
Ricordo che nei pressi dell’ufficio del giudice Ermani era presente (Omissis) - cancelliera della colonna Ermani -, nonché il segretario (Omissis), che potranno riferire su quanto occorso, segnatamente del forte colpo inferto all’incarto e della frase rivolta da Y alla cancelleria.
Mi sono sentito leso nella mia dignità per il fatto che la Signora Y mi ha imputato di nascondere ai giudici gli errori, cosa non vera.
Non concorre certo al mantenimento della serenità sul posto di lavoro constatare, poi, la mancanza di apertura al dialogo da parte della Signora Y, la mancanza di rispetto verso anche il Presidente del TPC (Mauro Ermani, ndr) e la giudice della mia colonna (Verda Chiocchetti, ndr), e, non da ultimo, l’aggressività da lei ostentata anche fisicamente, così come la frase proferita con rabbia verso i di lei subalterni collaboratori di cancelleria.
21 giugno 2022:
Poco dopo quanto occorso sopra, la segretaria Signora Y si è nuovamente resa autrice di atteggiamenti inadeguati nei miei confronti.
Ricordo che, mentre le davo indicazioni su come procedere in un incarto, ha alzato i toni. Sembrava che tutto quello che le stavo dicendo le desse fastidio. È ovvio che tale atteggiamento non facilitava per niente il disbrigo delle pratiche. Anzi, mi metteva a disagio. La sua irritazione era del tutto ingiustificata perché io cercavo unicamente di fare il mio lavoro. Alla mia entrata in cancelleria, peraltro, non mi aveva salutato malgrado l’avessi fatto.
Ho segnalato nuovamente l’accaduto alla giudice Francesca Verda Chiocchetti, che ha di conseguenza scritto un messaggio al giudice Mauro Ermani, visto che lui non era in ufficio, per chiedergli se avesse richiamato la capo-cancelleria Signora Y ad assumere un comportamento adeguato sul posto di lavoro, come da lui promesso.
La giudice mi ha mostrato per trasparenza e correttezza il messaggio prima di inviarlo. Nello stesso informava il Presidente Ermani della situazione e del fatto che la colonna doveva funzionare senza ostruzionismo da parte della capo-cancelleria. Vi era anche scritto che l'ambiente di lavoro deve essere un posto sereno, non un luogo dove bisogna avere il timore di reazioni inadeguate che rallentano il disbrigo delle pratiche. La giudice mi ha dichiarato che il messaggio è ancora a disposizione.
La giudice mi ha poi spiegato che il Presidente Mauro Ermani le aveva scritto che non aveva parlato alla Signora Y, anche perché, così come scritto nel messaggio, quando era passato in ufficio gli "sembrava tranquilla". La giudice Verda Chiocchetti mi ha riferito che il giudice Ermani le aveva scritto che avrebbe chiesto al Vice-Presidente Marco Villa di intervenire e che lo avrebbe chiamato appena poteva.
Ho quindi constatato che la Signora Y non aveva preso coscienza che i comportamenti da lei adottati e indicati al punto precedente non erano adeguati.
Mi ha anche fatto riflettere il fatto che, malgrado la Signora Y si fosse distinta anche per atteggiamenti fisicamente aggressivi (colpo forte inferto a un incarto) – aggressività ravvisata in definitiva anche dal Presidente Mauro Ermani che aveva deciso in tale frangente di non richiamarla perché sennò, usando le sue stesse parole, "gli avrebbe sfasciato l'intero ufficio" – egli non abbia sentito l'esigenza di parlarle, limitandosi a constatare che gli "sembrava tranquilla". Quasi che a determinare la quiete sul posto di lavoro non fosse la consapevolezza di avere un comportamento adeguato, ma il buon umore, quel giorno, della capo-cancelleria Y.
Febbraio 2023, nella cancelleria del TPC:
Dovevamo mandare delle citazioni. Il segretario incaricato dell’incarto era (Omissis).
In sintesi, la giudice Francesca Verda Chiocchetti stava impartendo precise istruzioni al segretario, perché si trattava di un incarto complesso.
Nel dialogo si è, improvvisamente, intromessa bruscamente e con toni polemici la segretaria Signora Y. Quest’ultima reputava che il procedere della giudice non fosse corretto e, con i rituali toni accesi che la contraddistinguono, ha iniziato ad alzare la voce verso la giudice, che la guardava attonita, ripetendo, la Signora Y: "Voi pensate di sapere tutto".
La giudice Verda Chiocchetti ha risposto di non pensare di sapere tutto e che, semplicemente, si stava applicando la legge e la giurisprudenza del Tribunale federale, che (io e lei) avevamo evidentemente consultato.
A quel punto la Signora Y, non paga e ostinata nel far procedere (Omissis) come desiderava lei, si è ancora più inalberata e ha urlato più volte che la giudice la "insulta sempre".
La giudice, ovviamente offesa per l’insinuazione della Signora Y (dire di essere stati insultati è grave), ha alzato anche lei il tono di voce chiedendole di precisare esattamente quando, dove e con quali termini l’avrebbe insultata, dato che ciò non era mai avvenuto. Le ha ricordato che con quel dire la stava tacciando di un reato penale, ossia dell’accusa di averla insultata sempre.
La Signora Y non ha chiaramente saputo rispondere e ha continuato, rimanendo vaga, finché, sempre con toni accesi, ha "ridotto l'accusa" affermando che sarebbe successo una sola volta, quando era stata trovata in disordine l’aula penale minore. Siccome ero presente io in quell’occasione, dato che avevo trovato io l’aula in questione con tutti i tavoli e le sedie spostate, e tenuto conto che non era nemmeno la prima volta che la mattina prima del dibattimento la si trovava in tale stato, avevo chiesto alla Signora Y di comunicare a chi l’aveva occupata di lasciarla la volta successiva in ordine (questo perché peraltro era lei che sapeva le persone che usano l’aula in un giorno determinato). All’epoca era presente con me la giudice Verda Chiocchetti e non aveva assolutamente insultato la Signora Y.
L’ho quindi precisato alla Signora Y.
A quel punto la capo-cancelleria, sempre urlando, ha cambiato versione, affermando di aver detto "urlato" e non insultato. Le ho fatto presente che aveva invece detto per ben 4 volte "insultato". A questo punto è apparso il giudice Villa, sposando la versione della Signora Y, nel senso che la segretaria non aveva detto "insultato". Ricordo che è intervenuta la giudice Verda Chiocchetti dicendo al giudice Villa: "Abbi pazienza, Marco, lo ha detto 4 volte".
So che tutto questo lo ha anche udito il giudice Siro Quadri che si trovava nel suo vicino ufficio con la porta aperta. Pure (Omissis) era presente davanti a noi.
La Signora Y ha poi affermato, giustificandosi goffamente, di non sapere bene l’italiano e di aver voluto dire "urlato". Ha detto: "Io non so bene l’italiano". Le ho quindi detto che nel frangente dell’aula minore la giudice nemmeno le aveva urlato addosso. Le ho detto: "Le parole sono importanti". La giudice ha a quel punto soggiunto che da una capo-cancelleria di un Tribunale ci si aspetta che sappia bene l’italiano.
Ricordo che la Signora Y ha poi affermato, sempre in maniera aggressiva e con toni accesi, che con noi non avrebbe più lavorato e che lo avrebbe comunicato "al Mauro".
La giudice Verda Chiocchetti le ha quindi detto: "Quindi lo decide lei e non il Presidente".
Ancora una volta il giudice Villa è intervenuto affermando che la Signora Y non aveva detto di aver deciso di non lavorare con noi, ma che avrebbe "chiesto" al Presidente Ermani. In realtà, come appena indicato, la Signora Y aveva proprio deciso di non lavorare più con la nostra colonna e che avrebbe semplicemente comunicato al Presidente tale sua scelta.
Ricordo anche che la Signora Y ha chiesto al segretario (Omissis): "È vero che la giudice mi ha aggredito per prima?"
Lui le ha risposto: "No, non è andata così".
Mi ha colpito anche il fatto che lei era molto stizzita della risposta di (Omissis), a lei subalterno.
Questa aggressività della Signora Y, questo dire e poi negare, questo atteggiamento prevaricatore, non solo nei miei confronti ma anche nei confronti della giudice Verda Chiocchetti e del segretario (Omissis), mi ha messo fortemente a disagio. Ho provato disagio anche di fronte al comportamento del giudice Villa.
Gennaio/febbraio 2023, nell’ufficio del giudice Mauro Ermani:
È capitato più volte che quando entravo in cancelleria la capo-cancelleria Signora Y non mi salutasse, malgrado io lo facessi.
Sono 6 le volte consecutive in cui lei non mi ha salutato. Sono quindi certo che la cosa non era dettata da una svista o da suoi umori passeggeri di giornata.
Ricordo che in presenza del giudice Ermani e della giudice Verda Chiocchetti, il giudice Villa ha affermato: "Ognuno può avere la sua giornata nera e non avere voglia di salutare."
Ho affermato che non mi sarei mai lagnato se fosse occorso solo una volta o fosse dettato da distrazione, ma, l'ho ribadito, le volte erano 6 consecutive. E che non è sereno dover rapportarsi a una segretaria che nemmeno ti saluta quando tu le rivolgi il saluto.
Da parte sua, la Signora Y, di fronte ai giudici Mauro Ermani, Marco Villa e Francesca Verda Chiocchetti, ha affermato che quello che dicevo non era vero, ha detto che mi aveva sempre salutato. Le ho quindi detto: "Ma dai (…), sii onesta, non mi saluti".
Ho precisato che io non ho nulla di personale contro di lei. Ho affermato che mi premeva solo che ci fosse rispetto a tutto vantaggio dell’efficienza lavorativa con la cancelleria.
La segretaria Signora Y ha risposto: "Non è vero, ma, se proprio, ammetto che lo saluto male, mentre altri è vero li saluto bene. Non lo saluto bene rispetto ad altri."
Alla domanda della giudice Verda Chiocchetti del perché mi "saluta male", la Signora Y ha risposto: "Perché già a pelle mi dà fastidio. È la sua faccia che mi irrita. Solo a guardarlo... È una mia reazione... È più forte di me".
Sono rimasto ferito e sconcertato nel sentire queste parole, sul posto di lavoro peraltro: le ho interpretate come una mancanza di rispetto nei miei confronti oltre che come una sua mancanza di educazione. Il non salutarmi era dettato dalla sua inaccettabile irritazione a fronte del mio aspetto fisico.
Ricordo amareggiato anche la presa di posizione del giudice Ermani a fronte della risposta testé indicata della Signora Y. Infatti, egli ha inaccettabilmente affermato, giustificandola, che la Signora Y era spontanea, che non riusciva a essere falsa, era onesta con sé stessa, che se lei aveva un fastidio anche solo a vedere la mia faccia non riusciva a salutarmi bene.
Mi sono sentito nuovamente ferito, non solo dall'atteggiamento della Signora Y, ma anche della motivazione da lei data, riferita al mio aspetto fisico, e dagli interventi dei giudici Villa ed Ermani di giustificazione dei comportamenti della capo-cancelleria.
Mi sono sentito leso nella mia dignità.
Momento imprecisato nel 2023, ma successivo ai fatti riportati sopra:
Mancano 10 minuti all’inizio di un processo e il PC nell’aula maggiore va in panne. Salgo in cancelleria e chiedo aiuto alla capo-cancelleria Signora Y. Lei mi risponde, in modo come suo solito scocciato e provocatorio: "Ma sei sempre tu ad avere problemi, è mai possibile?"
Il risultato è che a pochi minuti dal processo non ho avuto il supporto della capo-cancelleria nel sbloccare il problema informatico e mi sono sentito ancora una volta come persona non gradita alla Signora Y, con l’unica colpa di averle chiesto, in maniera del tutto educata, di espletare quanto le compete.
Si tratta di un altro esempio di come la Signora Y tende, invece che a snellire i processi lavorativi, a ridurre sempre tutto a un personalismo. Non incorra il lettore nell’errore di pensare che si tratti di una semplice frase che riporta una verità formulata in maniera pacata, perché il tono e il contenuto della frase è quello, come purtroppo la Signora Y spesso fa, di far ben comprendere che si è "di fastidio".
Momento imprecisato nel 2023:
Nel dicembre 2023 la giudice Verda Chiocchetti mi ha informato di essere venuta a conoscenza del fatto che la capo-cancelleria Signora Y mi ha definito, più di una volta, "spaventapasseri". La giudice mi ha detto che il giudice Siro Quadri ha sentito più volte la Signora Y proferire tale parola.
Ancora una volta mi sono sentito leso nella mia dignità dalle parole proferite dalla Signora Y.
Riportando degli episodi, come detto esemplificativi, tengo a sottolineare che l’atteggiamento ostile della Signora Y è reiterato.
Non solo nei miei confronti.
Ho infatti constatato che la segretaria Signora Y differenzia il suo comportamento a dipendenza di chi reputa "amico" e chi no. In quest’ultimo caso assume spesso atteggiamenti ostili, tali da farti sentire "di fastidio", "non facente parte del suo gruppo di appartenenza, del suo personale cerchio magico".
Le situazioni conflittuali da lei ingenerate durano nel tempo, praticamente sono giornaliere e sono talmente radicalizzate da minare la serenità nell’espletamento delle nostre funzioni. Quando manca, per vacanze ad esempio, vi è una generale sensazione di sollievo.
Ne risulta che è alterato quello che dovrebbe essere un normale clima di lavoro, tenuto anche conto del ruolo di capo-cancelleria da lei rivestito.
Da quanto riportato sopra emerge, poi, che il dialogo non è servito a nulla se non al fatto che adesso ricambia il saluto. In tutti i frangenti la Signora Y non ha esternato rispetto, nemmeno quando avrebbe dovuto fare auto-critica. Anzi, ha reiterato con presunzione i suoi atteggiamenti conflittuali.
Riallacciandomi a quanto scritto in ingresso, malgrado vi sia stato trasmesso per competenza in materia la segnalazione inoltrata dai giudici Verda Chiocchetti e Siro Quadri, quali miei superiori anche in mia rappresentanza, non ho avuto riscontro da parte vostra.
Sono a conoscenza del fatto che l’avv. Maria Galliani è stata incaricata nell’ambito di un procedimento derivante da segnalazione di mobbing a carico della Signora Y.
Chiedo che il mio caso venga trattato in tale ambito.
Il tutto con l’auspicio che il procedimento proceda speditamente, essendo il clima di lavoro, a seguito dei reiterati comportamenti inadeguati della capo-cancelleria Signora Y, compromesso.