MENDRISIO – “Farò un’interrogazione durissima chiedendo anche la destituzione di tutta la direzione”. È arrabbiato e deciso, Massimiliano Robbiani. Ce l’ha coi vertici dell’Ospedale Sociopsichiatrico Cantonale di Mendrisio, per l’articolo shock pubblicato oggi da tio.ch.
E ammettiamo che leggerlo ha lasciato basiti pure noi. Si parla praticamente di un OSC spazio quasi libero per acquistare droga, addirittura per rendere dipendente chi non lo è. Un luogo dove le persone spesso entrano con enorme sofferenza, portandosi alle spalle storie difficili, problemi di salute che, purtroppo, altro non fanno che allontanare dalla società e far sentire sempre più soli e, a torto, sbagliati. Un luogo dove con grande dolore si prova a entrare per guarire, magari portandosi dietro una fetta di vergogna che non dovrebbe esistere ma che una società che non capisce i mali dell’anima fa essere presente.
Insomma, si decide, o si viene mandati, all’OSC, per compiere un doloroso percorso verso il benessere e poi? Se si è tossicodipendenti, si continua tranquillamente a drogarsi, reperendo più facilmente la cocaina. E se non lo si è, si rischia di diventarlo.
Tio.ch ha racconto la testimonianza di un paziente, tossicodipendente, là dentro per curarsi, appunto. “I traffici avvengono soprattutto la sera in una zona circoscritta del parco. Comprare una dose? È facilissimo, a qualsiasi ora. Più facile qui che fuori”. Il costo è di 60 franchi per una dose di cocaina, però esiste lo “sconto” per i nuovi arrivati, a cui viene offerta addirittura gratis. Obiettivo? Farli cadere nella dipendenza. Addirittura, “arrivano direttamente nel reparto, o in camera. I primi giorni è stato uno choc: sono venuto qui per disintossicarmi, e mi sono trovato circondato di gente che mi offriva droghe”.
Quindi, a che cosa serve ricoverarsi, se poi è più semplice addirittura trovare droga come se nulla fosse? Se i pazienti se la procurano e poi la spacciano?
“Ho segnalato più volte al personale di cura la presenza di spacciatori nel parco della clinica. Per mio figlio, che non è stato ricoverato per tossicodipendenza, la vicinanza delle sostanze è un fattore di alto rischio. Ma mi è stato risposto che non potevano farci niente”, spiega una madre. Il figlio soffre di schizofrenia. Possiamo solo immaginare la difficoltà della decisione della famiglia di ricoverarlo. Ed ora è a contatto con sostanze che potrebbero solo peggiorare la sua condizione.
La clinica e il DSS non hanno commentato, Vask Ticino, che dal 2002 riunisce le famiglie di persone con disagio psichico per contro ha parlato di un problema noto, specificando come sia difficile controllare chi entra e chi esce dalla struttura.
Per noi, non può essere una giustificazione.