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14.09.23 - 17:110

Sport per bambini: sicuro, divertente, stimolante per la crescita fisica e caratteriale. Se ne parla all’Ars Medica

In vista della conferenza del 19 settembre alla Clinica di Gravesano, il dottor Franco Bidoglio - tra i relatori - illustra il ruolo del medico dello sport e dà utili consigli su come avviare i bambini alla pratica sportiva divertendosi in sicurezza

GRAVESANO - Quanto fa bene lo sport in giovane età? Se ne discute martedì 19 settembre nella conferenza dal titolo “Bambini e adolescenti: lo sport fa (sempre) bene?”, che rientra nel ciclo di conferenze pubbliche sulla sanità sostenibile organizzate e promosse dalle cliniche Ars Medica di Gravesano e Sant’Anna di Sorengo (LEGGI QUI). Il principale intento di tali incontri è sensibilizzare sull’importanza della prevenzione e di una presa a carico integrata e multidisciplinare.

E proprio presso la clinica Ars Medica si terrà il dibattito di martedì prossimo, nel quale si parlerà, tra l’altro, di come consigliare un bambino nella scelta di un’attività fisica e di quale aiuto può offrire la medicina dello sport nella crescita armoniosa di un ragazzo e nel suo monitoraggio sportivo.

Lo specialista in medicina dello sport Franco Bidoglio è tra i relatori della conferenza, alla quale interverranno anche il dottor Marco Marano - specialista in Chirurgia ortopedica e Traumatologia dell’apparato locomotore e Direttore Medico di Swiss Olympic presso il Centro dello Sport dell’Ars Medica - la fisioterapista Véronique Vidal e la preparatrice atletica Tessa Zünd, moderati dalla giornalista Maria Grazia Buletti.

Classe 1985, il dottor Franco Bidoglio ha studiato medicina a Varese e a Pavia, dove si è specializzato in medicina dello sport. Ha quindi seguito un master universitario in ortopedia e traumatologia dello sport all’Istituto Clinico Humanitas di Milano e all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Dopo alcune esperienze all’estero come medico sportivo nel mondo dello sport professionistico, che l’hanno portato a Parigi e in Qatar, dalla fine del 2022 il dottor Bidoglio collabora con Ars Medica al Centro dello Sport di Manno, occupandosi prevalentemente di traumatologia sportiva - conservativa e riabilitativa - valutazioni di idoneità alla pratica sportiva e medicina rigenerativa.

Anticipando alcuni dei temi che saranno oggetto di discussione e approfondimento nel corso della conferenza, abbiamo intervistato il dottor Bidoglio in anteprima, cercando di mettere in luce i punti salienti dell’incontro.

Che importanza riveste per un bambino in fase di crescita lo svolgimento di un’attività motoria?

L’importanza di svolgere regolare attività fisica nel periodo della crescita sta negli effetti positivi che essa ha sullo sviluppo della coordinazione, dell’equilibrio, della mobilità, e sui diversi apparati dell’organismo e metabolismi. Da ultimo, ma non meno importante, aiuta a sviluppare abilità relazionali e caratteriali. In questo senso sia sport individuali sia sport di squadra possono dare un ottimo input.

Qual è l’età ideale per un bambino per iniziare una pratica sportiva, e che tipo di attività è consigliabile a seconda della sua età e del suo stadio evolutivo?

Sin dalla più tenera età, è consigliabile - anzi opportuno - che un bambino faccia quanto più movimento possibile, naturalmente tenendo conto della sua abilità nel camminare e delle altre capacità acquisite fino a quello stadio della crescita. Più che di età ideale, parlerei dunque di opportunità dello svolgere un esercizio diversificato sin dai primi mesi di età. A tal proposito una buona opzione è rappresentata dalla psicomotricità che combina sviluppo motorio, cognitivo, emotivo e relazionale. Dai 4-5 anni invece, è consigliabile inserire anche discipline che favoriscono la strutturazione corporea e lo sviluppo globale dell’organismo; penso soprattutto a sport “completi” come l’atletica leggera e il nuoto, piuttosto che ad attività elettive dell’arto superiore o inferiore. Dunque, ricapitolando: movimento costante sin dall’inizio e in seguito prediligere attività globali per favorire le funzionalità motorie fondamentali.

Non sempre lo sport che più appassiona un bambino è indicato in una determinata fase della crescita; è giusto consigliare e indirizzare un giovane (o giovanissimo) nella scelta di un’attività? È meglio assecondare la sue volontà e inclinazioni o privilegiare la salute con il rischio di proporgli un’attività meno stimolante?

In questo caso mi sento di rispondere innanzitutto da papà: se i miei figli un domani volessero iniziare a giocare a tennis, a calcio o a pallavolo, cercherei sicuramente di assecondarli, perché lo sport deve essere soprattutto svago e divertimento, e non una possibile professione o la proiezione dei desideri dei genitori. Per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita, da medico, come accennavo prediligerei attività complete, che favoriscano lo sviluppo globale ma poi credo si debbano seguire le inclinazioni dei figli e rispettare i loro desideri, perché alla fine i bambini devono essere contenti e provare entusiasmo in ciò che fanno.

Che ruolo riveste la medicina dello sport nella crescita armoniosa e nel monitoraggio sportivo di un giovane?

Il medico dello sport svolge una doppia funzione: preventiva e curativa. All’inizio della stagione sportiva, si occupa della valutazione a 360 gradi dell’idoneità dell’atleta o, come mi piace definire, sport in sicurezza: analizza la stato di salute dal punto di vista cardiologico, respiratorio, ortopedico, auxologico ed antropometrico. Nel caso del bambino, monitora come questi sta crescendo secondo le curve di crescita, esamina la postura, la biomeccanica dei movimenti. Ove ritenuto necessario è possibile altresì prescrivere esami ematologici per individuare eventuali alterazioni. Il tutto al fine di evidenziare sia fattori predisponenti sia di rischio che possano eventualmente pregiudicare la pratica sportiva in condizioni di sicurezza. Va sottolineato che il medico dello sport collabora sempre con altri specialisti, nell’ambito di una presa a carico multidisciplinare. Se, ad esempio, riscontra una problema di scoliosi, indirizza il giovane paziente da un fisioterapista, oppure da un cardiologo se individua possibili criticità a livello di efficienza e funzionalità cardiaca. Nel corso della stagione, invece, si interviene in caso di traumi e affezioni correlati all’attività sportiva; lesioni muscolari, tendinopatie, e per trattare infortuni di vario genere o patologie comunque legate allo sport.

Quali visite ed esami sono consigliabili prima di sottoporre bambini e adolescenti a un’attività fisica, soft o intensa che sia?

Anzitutto, una visita medica generale per valutare peso e altezza e confrontarli con i percentili di crescita; quindi un esame dell’apparato respiratorio, che comprende una spirometria, un esame cardiologico, ortopedico, auxologico e internistico. Insomma, una visita a 360 gradi che aiuti a identificare possibili fattori di rischio o delle predisposizioni, per prevenire o risolvere eventuali problematiche. Tutto ciò sempre in collaborazione con altri professionisti (massaggiatore, fisioterapista, ortopedico, etc.) in un’ottica multidisciplinare.

Attività agonistica precoce: esistono delle controindicazioni? Da quale età sarebbe consigliabile un’attività fisica intensa?

Bisogna considerare che quando un bambino gioca e si diverte è difficile dire se sta facendo attività agonistica oppure no, perché i bambini quando stanno bene non percepiscono la fatica. Per rispondere, citerei le indicazioni dell’Orgnizzazione mondiale della sanità (OMS), secondo cui ogni attività fisica nella vita quotidiana contribuisce a rimanere in salute. In merito al volume di attività che un bambino dovrebbe svolgere in base all’età: per i bambini di età inferiore ai 5 anni, si raccomandano 180 minuti di attività fisica al giorno, di cui almeno 60 a intensità medio-alta; a partire dai 5 anni fino all’adolescenza l’attività media consigliata è di 60 minuti giornalieri, di intensità medio-alta, per tre giorni la settimana. Anche in età adulta o avanzata si raccomanda di eseguire esercizi diversificati per rafforzare i muscoli e le ossa e, a seconda dell’età, di svolgere attività che stimolino l’equilibrio, la coordinazione e la mobilità. È inoltre particolarmente salutare diminuire o interrompere il tempo trascorso in posizione seduta attraverso attività fisica di qualsiasi intensità.

In conclusione, i suggerimenti che mi sento di dare ai genitori di bambini che si approcciano all’attività sportiva sono di favorire il più possibile il movimento sin dai primi mesi di vita; dai 4-5 anni, se si impone un’attività sportiva, che essa sia quantomeno costruttiva, strutturante per l’organismo e il più possibile globale. Più avanti, in assenza di particolari controindicazioni, assecondare i figli secondo i loro gusti, desideri e predisposizioni.

La partecipazione alla conferenza è libera, previa iscrizione online al link

 

 

 

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