BERNA - Quando vengono richiesti, si accordano con troppa facilità gli interventi di cambiamento di sesso, senza approfondire le cause che portano a chiederlo, spinti da un aumento considerevole dell'attenzione medicatica sul tema. L'endocrinologo Fabio Cattaneo, in un intervento su La Domenica, si dice preoccupato, anche come padre, di quanto sta accadendo.
Si registra un crescendo delle richieste, soprattutto da parte di ragazze, anche di giovanissima età. "Più della metà presenta disturbi psichici spesso pre-esistenti alla disforia di genere (come depressione, autismo, disturbi da deficit di attenzione). Molti centri specialistici hanno favorito negli ultimi anni una de-patologizzazione, riducendo a un minimo il bilancio psichiatrico all’inizio della transizione di genere", scrive. Tanto è vero che nel 6-30% dei casi si vuole tornare indietro, o lo si fa, perchè, tra gli altri motivi, ci si rende conto che in realtà il desiderio di cambio sesso era dovuto a traumi o patologie precedenti. "Non dimenticherò mai il paziente venuto da me in studio per il rinnovo della ricetta per il testosterone: era passato da una transizione di genere uomo-donna, seguita da un 'ritorno' a maschio sentendosi infelice, ormai mutilato a vita. Mi diceva della sua maggior rabbia: non avere incontrato nessuno che lo aiutasse a riflettere e comprendere il suo problema. Psichiatri, endocrinologi, chirurghi lo avevano tutti solamente assecondato. Come genitore e cittadino sono preoccupato dal vertiginoso aumento dei casi", racconta. Alcuni cambiamenti, in ogni caso, non sono più reversibili e quindi la marcia indietro è parziale.
A suo dire, bisogna favorire l'ascolto, caso per caso e al contempo "ammettere che i risultati a lungo termine non sono conosciuti; che stanno emergendo dati preoccupanti; che per molte di queste persone sarebbe più benefico proporre un accompagnamento differente, senza ormoni e chirurgia".
Per Cattaneo, gli aumenti vertiginosi di persone che vogliono cambiare il sesso sono dati da vari motivi, tra cui "la pressione socioculturale (se ne parla sempre di più); l’effetto di contagio fra coetanei, mediato dai social media".