LUGANO – Nella tarda mattinata di oggi è ufficialmente scoppiato il 'caso' Ticino Rockets. L'Hockey Club Lugano, infatti, ha comunicato di voler fare un passo indietro e voler recitare unicamente il ruolo di azionista di minoranza (vedi articoli suggeriti). La colpa – si legge nella nota – è la mancata collaborazione dell'Ambrì Piotta nella futura gestione del farm-team.
Il club bianco-giallo-nero non ha risparmiato bordate dirette ai cugini leventinesi. "Di fronte ad una serie di proposte sugli sviluppi futuri formulate dall’HCL già nel mese di novembre – continua il comunicato – l’HCAP ha comunicato nelle scorse settimane di non ravvisare alcuna necessità di cambiamento rispetto alla gestione attuale, confermando così la volontà di arrogarsi un ruolo di controllo sul farm-team che ne snatura l’identità. Il Consiglio d’Amministrazione dell’HCL non può tollerare questa attitudine che non è in linea con i princìpi all’origine del progetto di un farm-team condiviso e che rinvia alle calende greche ogni tentativo di riforma e pianificazione gestionale e sportiva".
Ma qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Lo abbiamo chiesto a Marco Werder, CEO dell'Hockey Club Lugano.
"Tutti i club azionisti – spiega a liberatv – erano chiamati a fare un'analisi di cosa si sarebbe dovuto cambiare per avere successo in futuro dopo i primi anni. Noi, come Lugano, abbiamo fatto e consegnato la nostra valutazione. In sostanza e senza girarci intorno, non siamo stati seguiti su quella che era la nostra visione sul futuro dei Ticino Rockets. Ecco che, allora, non riteniamo di dover avere un ruolo attivo nella gestione operativa del club, ma solo in quella sportiva".
Il CEO luganese spiega quale strada avrebbe voluto intraprendere per il farm-team con sede a Biasca. "La nostra visione prevedeva di ri-creare un Consiglio d'Amministrazione che riproducesse l'identità iniziale di questo progetto. E quindi: un CdA a cinque membri (uno per ogni club rappresentato), un general manager dipendente dei Ticino Rockets che ne difenda i suoi interessi, uno staff tecnico impiegato direttamente da loro e un cuore di cinque giocatori di livello in modo da creare un cuore centrale alla squadra. Squadra alla quale si sarebbero dovuti appoggiare i diversi club con i loro prospect".
E ancora: "Senza questi cambiamenti, ci limiteremo a fornire al progetto quattro giocatori e uno straniero, che comunque resta un apporto importante. Semplicemente, non metteremo più a disposizione l'assistente-allenatore e il nostro membro nel Cda darà le dimissioni. L'Hockey Club Lugano è da sempre attento alla formazione e allo sviluppo dei giovani giocatori. Lo dimostra il numero di giocatori prodotti da noi che giocano regolarmente nella nostra prima squadra, oltre che nell'altra prima squadra del Cantone... (l'Ambrì ndr). Quanta importanza diamo al settore giovanile lo dimostrano anche i risultati della U20, U17 e U15 del Lugano. Riteniamo che i nostri giovani debbano svilupparsi in un contesto ideale. E senza cambiamenti siamo preoccupati che questo non avvenga".
In giornata è arrivata anche la presa di posizione dell'Associazione HC Biasca, azionista promotore del progetto Rockets. "Da tempo – precisa – non vi sono più le condizioni per una gestione aziendale generale serena ed equilibrata dell'HC Biasca, come era stata pensata e accettata da tutti gli azionisti in origine".
"Lo scorso 15 febbraio – recita la nota – abbiamo comunicato agli azionisti di non essere più disposti a continuare a lavorare in queste condizioni. In cosa si tradurrà tutto questo sarà comunicato alla prossima assemblea".