SION- Il Coronavirus non sta risparmiando nemmeno lo sport. Se ci si fermasse, il rischio di non sopravvivere per molte società sarebbe alto, il che preoccupa ovviamente i calciatori. Casi di positività rischiano di mandare in quarantena intere squadre, impedendo loro di giocare. Cosa fare? Una soluzione, al momento, non si trova. "L’obiettivo è giocare il maggior numero di partite, sapendo che basterebbe arrivare a diciotto per convalidare l’intera stagione. Di tempo ne abbiamo, sperando solo di non falsare troppo il torneo: sarebbe brutto, ad esempio, se alla pausa ci fossero squadre attardate, con quattro o cinque impegni ancora da recuperare", spiega Matteo Tosetti al Corriere del Ticino.
Il suo Sion è in quarantena a causa di un positivo, il ticinese è stato sottoposto a due tamponi, entrambi negativi, ma teme di aver contratto il virus (ha avuto sintomi e febbre molto alta per una notte). Mentre il suo collega juventino Cristiano Ronaldo si scaglia contro il tampone ("è una stron---a"), lui non sa se sarà positivo o meno e se potrà riprendere ad allenarsi, il che lo preoccupa.
"Noi sportivi non siamo immuni. Siamo persone normali, soprattutto in Svizzera, non extraterrestri. Andiamo a fare la spesa, possiamo contagiarci come chiunque altro pur limitando le uscite e i contatti sociali. Il fatto è che questo virus non ha confini: non è che si fermi sulla soglia di uno spogliatoio. D’altro canto, la Super League non ha la forza economica per creare una bolla stile NBA", osserva.
E il mondo del calcio, come tanti altri, ha paura per il suo futuro: "Se mi metto nei panni di chi è solo, capisco quanto sia complicato un momento del genere. Come sportivi, va da sé, proviamo un sentimento costante di ansia. Temiamo che tutto si fermi, di nuovo, o peggio che non si arrivi ad una soluzione per andare avanti. Pensiamo alle finanze dei club, duramente toccate. È un tema presente e d’attualità nelle nostre conversazioni".