MELIDE – Domani in circa la metà delle sedi scolastiche delle medie i docenti incroceranno le braccia. Allo sciopero indetto dalla Rete per le difesa delle pensioni (ErreDiPi) hanno aderito anche i licei e altri istituti scolastici. La mobilitazione, alla quale parteciperanno in varie forme anche altri dipendenti pubblici, è sostenuta dai sindacati VPOD e OCST. Il tema è sempre quello del risanamento della cassa pensione dei dipendenti pubblici, alla quale fanno capo circa 16'000 lavoratori. Un risanamento che, senza misure di compensazione (il Governo le presenterà entro l’estate), provocherebbe una drastica riduzione delle future rendite, e sul quale aleggia l’ombra di un referendum già ventilato dalla Lega.
“Si sciopererà in scuole, uffici e servizi nei quali lavorano migliaia di dipendenti affiliati all’Istituto di Previdenza del Canton Ticino – scrive oggi in una nota il Movimento per il Socialismo invitando tutti i dipendenti pubblici a partecipare -. Questa nuova giornata di mobilitazione, con il passaggio ad azioni di sciopero diffuse, apre una nuova fase del conflitto tra le lavoratrici e i lavoratori assicurati presso l’IPCT e il governo e Parlamento che sono i loro datori di lavoro”.
Sono quattro le motivazioni che hanno spinto ErreDiPi a proclamare uno sciopero, ha spiegato alla Regione Enrico Quaresmini, coordinatore della Rete: “Il primo è il fatto che la discesa delle rendite è di fatto cominciata, si tratta di un primo scalino, ci saranno altre tappe di questa discesa ma non sono ancora note. Si tratta di una discesa del tasso di conversione alla cieca che ovviamente ci preoccupa”. Il secondo motivo è che “le misure di compensazione non sono ancora state presentate” dal Governo. Inoltre, ha aggiunto, “la nostra associazione non è stata accettata come entità autonoma ai colloqui tra Consiglio di Stato e parti sociali, e non sappiamo nulla dell'emissione obbligazionaria di 700 milioni di franchi: non sta andando in porto, e non si ammette il fallimento del progetto varato dal Gran Consiglio”.
Nelle scorse settimane, ricorda l'MPS nella sua nota, "il Consiglio di amministrazione dell’Istituto di previdenza aveva confermato in modo definitivo che con il 1° gennaio 2024 entrerà in vigore il primo passo della diminuzione del tasso di conversione che comporterà per questa prima tappa una riduzione delle future rendite pensionistiche del 2%. Poi dovrebbero seguire altre riduzioni che porteranno il tasso di conversione fino a circa il 5% corrispondente ad un taglio complessivo delle future rendite di circa il 20%".
Ma torniamo alle scuole, dove l’adesione allo sciopero ha già scatenato polemiche. Per gli allievi delle sedi toccate dallo sciopero sono previsti diversi servizi di accoglienza e di accudimento. Ma c'è chi, come il Collegio dei docenti di Camignolo, si è spinto oltre, invitandoli a tenere i figli a casa: “Invitiamo caldamente tutte le famiglie che possono garantire la cura dei loro figli nella mattina del 10 maggio, a non mandarli a scuola”. Un “andazzo importato dalla vicina Penisola” ha commentato Lorenzo Quadri sul Mattino, intitolando la prima pagina “A lezione di sciopero”.
Settimana scorsa i deputati dell’UDC Andrea Giudici e Sergio Morisoli avevano interrogato il Consiglio di Stato chiedendo cosa pensa dello sciopero a scuola e ponendo una serie di domande: “Chi ha deciso e chi ha dato il permesso allo sciopero, qual è la base giuridica che permette ai dipendenti dello Stato di scioperare, come valuta l’invito alle famiglie di non mandare i figli a scuola…”.
Il vicedirettore del Corriere del Ticino, Gianni Righinetti, non ha usato mezzi termini nel suo editoriale odierno: “C’è da rimanere allibiti, una frase letteralmente inopportuna e inaccettabile che avrebbe meritato una risposta immediata da parte del vertice politico della scuola”. La maldestra e arrogante comunicazione, ha concluso, “ha avuto l’effetto di rendere intollerante ciò che tacitamente si tollerava”.
Intervistata dalla RSI, Tiziana Zaninelli, capo della Sezione cantonale dell'insegnamento medio, ha scelto la via della diplomazia: “Ho scritto alle direzioni per dire che ritengo inopportuno invitare le famiglie a tenere gli allievi a casa. Ma sono certa che gli istituti scolastici organizzeranno al meglio, come già fatto in tante altre occasioni, l'accoglienza degli allievi che saranno in sede”.
Da parte sua Quaresmini ha difeso i docenti: “Immagino che i colleghi volessero semplicemente comunicare alle famiglie che nelle scuole ci sarà soltanto un servizio minimo, che non ci sarà quindi il servizio didattico. Si è voluto fare polemica su un dettaglio, su una pagliuzza, quando il vero scandalo è il -40% delle pensioni. Non è mai successo da nessuna parte”.
“Scuole in sciopero” è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino. Ospiti di Marco Bazzi, Enrico Quaresimini, di ErreDiPi, Raoul Ghisletta, segretario del sindacato VPOD ed ex deputato socialista, e i granconsiglieri Daniele Caverzasio (Lega), Andrea Giudici (UDC), Cristina Maderni (PLR) ed Evaristo Roncelli (Avanti).