MELIDE - Con i tempi che corrono e i chiari di luna che si prospettano dal profilo finanziario, rischia di saltare la realizzazione della “cittadella della Giustizia”. L’operazione che prevede l’acquisto e la ristrutturazione da parte del Cantone del maxi Palazzo firmato dall’architetto Mario Botta che ospitò la Banca del Gottardo e la BSI fatica a trovare una maggioranza politica. Un’operazione che, a conti fatti, costerebbe circa 230 milioni di franchi. Nell’edificio, oggi sede della banca EFG, secondo il piano del Consiglio di Stato dovrebbero trovare spazio il Tribunale penale, quello d'appello e i servizi amministrativi del luganese come l'Ufficio dello stato civile. Mentre nell'attuale Palazzo di Giustizia, che verrebbe ristrutturato, rimarrebbero le autorità inquirenti: Ministero pubblico, Magistratura dei minorenni e Polizia cantonale, oltre ad altri uffici, come quello del registro fondiario.
La maggioranza dei partiti non è però d'accordo, ha spiegato Matteo Quadranti, ex presidente della gestione e relatore del messaggio sul palazzo di giustizia: "Alcuni sono contrari alla centralizzazione della giustizia a Lugano. Altri ritengono che il costo complessivo sia esagerato. Infine i due stabili avrebbero delle superfici in esubero".
Finora l’unico partito favorevole all'intero progetto è il PLR (con parte della Lega). Dalla Gestione potrebbero due rapporti, uno di maggioranza e uno di minoranza. Ma c’è anche l’ipotesi di chiedere al Governo di evitare di andare in aula e di presentare un nuovo messaggio. In questo caso si tornerebbe ai piedi della scala. La Giustizia “ha da tempo bisogno di spazio e di una soluzione definitiva dal punto di vista logistico – ha detto il ministro Norman Gobbi, sottolineando che non esiste un Piano B -. Siamo arrivati a questa soluzione dopo un lungo percorso di analisi. E questa soluzione ha raccolto l'adesione di tutte le autorità giudiziarie coinvolte”.
Anche il Consiglio della magistratura nel suo rapporto annuale ha sottolineato l’importanza del progetto: si tratta di garantire alle istituzioni giudiziarie “standard minimi a livello di spazi, sicurezza, supporto tecnologico e igiene: non è un lusso, ma la condizione minima per poter lavorare in un contesto decoroso”.
“Il Palazzo della discordia” è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino. Ospiti di Marco Bazzi, Fiorenzo Dadò (Centro) Boris Bignasca (Lega), Samantha Bourgoin (Verdi), Ivo Durisch (PS), Matteo Quadranti (PLR) e Tiziano Galeazzi (UDC).
Nel corso del dibattito si parlerà anche del controverso tema dei radar: in questi giorni il Centro ha presentato una mozione chiedendo che il Consiglio di Stato elabori e pubblichi delle linee direttive da rispettare nel posizionamento delle postazioni di controllo di velocità e che nelle eventuali contravvenzioni sia dato conto agli automobilisti dell’applicazione delle linee direttive. “Radar: prevenzione, sicurezza e trasparenza… ma per davvero!” è il titolo dell’atto parlamentare di cui ha riferito oggi il Corriere del Ticino.
Altro tema, ormai costante in questi mesi: le finanze cantonali. Il consuntivo 2022 ha chiuso con un leggero avanzo di esercizio, ma il Governo dovrà presentare nelle prossime settimane le misure di risparmio per far fronte a un preventivo in profondo rosso e per dar seguito alla condizione posta dal Gran Consiglio: deficit massimo di 80 milioni. E trovare i soldi per far quadrare il bilancio sarà un compito molto difficile.