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Il Blog di Don Gianfranco
21.08.22 - 11:520

Non c’è più religione? Ma questa assenza brucia…

"Da tempo ormai nelle scienze umane si è cominciato ad avere una percezione sempre più chiara dell’inadeguatezza di una visione del mondo in chiave materialistico-positivistica"

di don Gianfranco Feliciani *

Socrate (470-399 a.C.), uno dei più grandi filosofi dell’antichità, fu condannato a morte come “ateo”. Ma non è affatto vero che egli non avesse alcun Dio, piuttosto rifiutava la tradizionale adorazione delle divinità della “polis” greca. Oggi diremmo che Socrate metteva in guardia dal pericolo della strumentalizzazione politica della religione. Il vero ateismo invece nega ogni divinità assolutizzando e divinizzando… l’uomo!

Una simile visione della realtà, nell’antichità come nel Medio evo, era praticamente impensabile. L’ateismo era cosa di pochi. Soltanto con il radicalizzarsi dell’illuminismo – in seguito alla secolarizzazione e alla lotta della Chiesa contro la moderna scienza della natura e la democrazia – l’ateismo conobbe una vasta diffusione, diventando sempre più una sorta di
caratteristica intrinseca alla stessa idea di modernità. Un drammatico equivoco che ha prodotto danni incalcolabili alla genuina comprensione del rapporto scienza-fede. Scrive il grande paleontologo gesuita francese Theilhard de Chardin: “La prima fonte dell’incredulità moderna è da ricercarsi in quell’illegittimo scisma che, gradualmente, dal Rinascimento in poi, ha separato la cristianità da quella che potremmo chiamare la naturale corrente religiosa”. Infatti, è la stessa scienza, nella misura in cui si dilata e si afferma, a sentirsi chiamata ad ammettere il mistero in cui è immersa la sua esplorazione.

È lo stesso uomo, nella misura in cui viene esaltato come misura di tutte le cose, a reclamare risposte di senso per tutti i misteriosi e brucianti interrogativi che si porta dentro il cuore. Da tempo ormai nelle scienze umane si è cominciato ad avere una percezione sempre più chiara dell’inadeguatezza di una visione del mondo in chiave materialistico-positivistica. Di
conseguenza si è cominciato a relativizzare la pretesa di assolutezza del metodo scientifico. Infatti, un intelligente e serio approfondimento scientifico implica necessariamente degli interrogativi etici: ciò che la scienza e la tecnica scoprono e producono è utile o dannoso per l’uomo? Covid, cambiamenti climatici, guerra, pericolo atomico, dove ci condurranno? La questione etica, a sua volta, implica altri interrogativi: la ricerca di un senso delle cose, una scala di valori, una religione, un’apertura al mistero e alla trascendenza. La psicologia del profondo inoltre ha scoperto il significato positivo della religiosità per la psiche umana.

Psicanalisti attenti ai nuovi comportamenti hanno riscontrato un sintomatico rapporto tra il regresso della religiosità e il dilagare delle nevrosi caratteristiche del nostro tempo: smarrimento, solitudine, depressione, incapacità di dare un significato alla propria esistenza. Insomma, l’assenza di Dio brucia più che mai! È scritto nel libro di Amos (8,11), il primo profeta della Bibbia: “Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore”.

*Arciprete di Chiasso

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