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Il Blog di Don Gianfranco
29.01.23 - 14:200

Quale giustizia per il boss mafioso Messina Denaro?

Don Gianfranco Feliciani: "Finalmente nelle mani della giustizia, ma...". Il legame tra giustizia e religione

*Di Don Gianfranco Feliciani

In queste settimane i mass media parlano in continuazione del boss mafioso palermitano Matteo Messina Denaro, arrestato dalle forze dell’ordine dopo trent’anni di latitanza. Quest’uomo è stato per lungo tempo il capo feroce e indiscusso della mafia che sparava e strangolava senza pensarci due volte. Numerosissimi gli omicidi a lui imputati.

Non ebbe pietà nemmeno di un ragazzo e di una giovane donna incinta. Ora, finalmente, è nelle mani della giustizia. Ma quale giustizia sarà applicata per quest’uomo gravemente malato, che con ogni probabilità ha deciso di farsi arrestare perché giunto ormai alle soglie della morte? Mons. Domenico Mogavero, vescovo emerito di Mazara Del Vallo, che durante il suo episcopato lottò coraggiosamente contro la mafia fino a negare i funerale religiosi a un boss mafioso, ha lanciato ai fiancheggiatori del boss un appello in lacrime esprimendosi così: “Chi sa, parli. Matteo Messina Denaro non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. Ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti”.

Dice Gesù nel Vangelo? “Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5,43-44). “Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: ‘Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?’. E Gesù gli rispose: ‘Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette’” (Matteo 18, 21- 22). E ancora: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male” (Luca 6,27-28). C’è allora contraddizione tra l’invito di Gesù al perdono e la giustizia? Assolutamente no! Il perdono è certamente un lungo e impegnativo cammino che ha come meta il cuore stesso di Dio, quindi l’Amore infinito, ma non è in nessun caso uno “strappo” al concetto di giustizia.

Al funerale del prof. Marco Biagi, docente universitario, barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse sotto la sua casa a Bologna la sera del 19 marzo 2002, il card. Giacomo Biffi all’omelia del funerale con queste parole invitava i fedeli al perdono: “Essi però (gli assassini) nonostante tutto restano nostri fratelli, e noi oggi preghiamo anche per loro. Preghiamo e auspichiamo – ed è un auspicio di misericordia e di amore – che Dio non dia più pace alle loro coscienze sviate e le tormenti con i rimorsi più insopportabili, fino a che essi ritrovino la via del pentimento e della salvezza!”.

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