*Di Don Gianfranco Feliciani
Non si placa la furia di Israele dopo l’attacco terroristico di Hamas. Herzi Alevi, capo di stato maggiore generale delle Forze armate di difesa israeliane, ha dichiarato: “La nostra responsabilità ora è entrare a Gaza, andare nei luoghi dove Hamas si sta preparando, agendo, pianificando, lanciando attacchi. Attaccateli ovunque, ogni comandante, ogni agente, distruggete le infrastrutture. In una parola, vincere!”.
Ma quale vittoria si otterrà rispondendo a un massacro con un altro massacro? Questa logica causerà piuttosto un
aggravamento della crisi umanitaria a Gaza e l’allargamento della guerra. È necessario invece tornare al negoziato, partendo dal riconoscimento di Israele da parte di tutti gli arabi, dalla costituzione effettiva di un’entità palestinese e dalla soluzione dei problemi causati dalle “colonie” ebraiche. L’unica strada praticabile è quella del negoziato e della Pace. Ma, lo sappiamo: ci vuole più coraggio nel fare la Pace che nel fare la guerra! Lo scienziato Albert Einstein, uno dei figli più illustri del popolo ebraico, avrebbe condannato la “risposta difensiva” di Israele.
Convinto pacifista quale era aveva ben chiara la consapevolezza che nella nostra epoca moderna non si può più parlare di “guerra giusta”. Con spietata e logica consequenzialità affermava: “La scoperta dell’atomo ha rivoluzionato tutto, tranne il nostro modo di pensare; quindi l’umanità, se non decide di cambiare rotta, si incammina inevitabilmente verso una catastrofe senza precedenti. Serve un nuovo modo di pensare. La visione del mondo che ha creato la crisi, non può essere la stessa che ci porterà fuori dalla crisi”.
Il filosofo francese Jean Guitton, amico e consigliere di Paolo VI, ha scritto: “Io credo che il XXI secolo sarà tragico, decisivo, perché l’umanità sarà obbligata a scegliere tra il bene assoluto, Dio e la pace, e il male assoluto, la bomba atomica e il nulla… Prima di Hiroshima l’umanità credeva nel progresso infinito. Ora ci avviciniamo a un punto in cui bisognerà
scegliere tra sparire o sopravvivere dopo una mutazione. Ci avviciniamo ad eventi inauditi e siamo nelle mani di Dio. È questa la vera, la pura, la forte, l’intima, la deliziosa speranza: quella che Abramo esercitava, avanzando nella nube luminosa ‘sperando contro ogni speranza’, cioè avendo la fede… Solo questa speranza che avvolge la fede può permettere alla specie umana di superare lo scoglio della nostra civiltà. È giunto il momento in cui l’umanità dovrà, se vuole sopravvivere, fare una scelta capitale: il mistero o l’assurdo, l’essere o il nulla. Io ho scelto l’essere e la speranza invincibile”.
La speranza è coraggio, la speranza è lotta per la giustizia, la speranza costruisce la pace!
*Arciprete di Chiasso