di Don Gianfranco Feliciani
A 88 anni quasi suonati – che compirà il 17 dicembre prossimo – papa Francesco, dal 2 al 13 settembre, compirà un nuovo viaggio a dir poco tanto coraggioso quanto massacrante. Visiterà terre di grande varietà culturale e religiosa tra Asia e Oceania, attraversando per prima l’Indonesia, la nazione con il più alto numero di musulmani al mondo, e poi Papua Nuova Guinea, Timor Leste e Singapore. Nel pellegrinaggio apostolico più lungo del suo pontificato, quasi un giro del mondo, papa Bergoglio trascorrerà 44 ore in aereo percorrendo, solo per gli spostamenti in volo, 32.815 chilometri e utilizzando sei compagnie aeree.
Francesco non si risparmia e porterà con sé, come passaporto, quelle parole a lui carissime che ha fatto scolpire nei motti e nei loghi pensati per il viaggio: fede, compassione, dialogo, fraternità, unità, speranza, pace. Ci commuove, e soprattutto ci interroga, questo anziano e intrepido Pastore che alle sfide drammatiche di questo nostro mondo impazzito non si scoraggia, ma che con francescana mitezza e sconcertante ostinazione non si stanca di esortare, di denunciare e di scuotere le coscienze per proporre a tutti la sola e vera via degna dell’uomo e del mondo nuovo da costruire: la pace! Con tutto ciò che la pace richiede.
Ha scritto Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, ispirandosi al Poverello di Assisi: “Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto, tutto questo si riassume nel verbo dialogare. Non c’è bisogno di dire a che serve il dialogo. Mi basta pensare che cosa sarebbe il mondo senza il dialogo paziente di tante persone generose che hanno tenuto unite famiglie e comunità. Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto”.
Grazie e coraggio, caro papa Francesco, sei per tutti noi una luce di speranza e una guida sicura!