BELLINZONA - In vista delle imminenti elezioni cantonali, il mondo economico, oggi rappresentato dalla Cc-Ti e dalle sue oltre 60 associazioni affiliate, dall’Associazione industrie ticinesi e dall’Unione contadini ticinesi, ha ribadito alcuni dei temi che sono essenziali per il futuro dell’economia ticinese e quindi per tutto il paese. Come sottolineato in particolare dal Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri, è importante che si possa recuperare una sana cultura del confronto, basato su dati e fatti. Questa costituisce la base essenziale affinché vengano prese decisioni sensate e con visioni rivolte al futuro, soprattutto in un momento storico contraddistinto da molte incertezze.
Dopo la premessa iniziale, il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri si è soffermato in particolare sulla carenza di manodopera, soprattutto qualificata. Problema che tocca praticamente tutti i settori economici e non solo in Ticino. Il problema è complesso perché conseguenza di molti fattori, anzitutto l’evoluzione demografica. Ma non solo. Vi sono i problemi strutturali di taluni settori, la scarsa considerazione e conoscenza di interi ambiti economici, la forte concorrenza nazionale e internazionale e altro ancora.
Una delle sfide più importanti è di cercare di mitigare il problema anche attraverso la formazione e per questo la Cc-Ti si sta adoperando con tutti i settori economici per far emergere maggiori dettagli di questa carenza per proporre nuove vie in campo formativo. Dal canto suo, la Cc-Ti, si adopera già molto nella formazione continua, per permettere l’acquisizione o l’aggiornamento di competenze concernenti la gestione aziendale. In collaborazione con l’autorità cantonale, si cerca di promuovere nuove figure professionali come quella appena varata dalla Confederazione di «sviluppatore business digitale AFC», che coniuga conoscenze tecniche in ambito digitale e di gestione di impresa.
La Vicepresidente della Cc-Ti Cristina Maderni ha dal canto suo ribadito la necessità di riforme fiscali, dato che il nostro sistema cantonale non è più competitivo e poggia su una base fragile, visto che poche persone (l’1% dei contribuenti, cioè circa 2'000 persone fisiche) versano circa il 33% del gettito fiscale totale. Inoltre, 1'000 aziende versano circa il 75% del gettito totale e 270 aziende garantiscono ben il 63% dei ricavi dell’imposta sul capitale. Va pertanto messa in atto senza riserve la riduzione dell’aliquota sull’utile aziendale al 5,5% nel 2025, come deciso dal popolo. Inoltre, è indispensabile anche la riduzione delle aliquote per contribuenti facoltosi, oggi troppo penalizzati in Ticino. Analogo discorso vale per l’imposizione del riscatto del capitale previdenziale, che va sensibilmente ridotta. Per l’economia è importante anche la riduzione delle imposte di successione e donazione, decisive per la successione aziendale perché oggi sono troppo svantaggiati eventuali subentranti che non appartengono alla stretta cerchia familiare dei titolari dell’impresa. E questo mette in pericolo l’esistenza stessa di molte attività economiche. Da non trascurare nemmeno che, oltre al carico delle imposte, vi è un aumento costante delle tasse, che vanno assolutamente contenute.
Il Presidente di AITI Oliviero Pesenti ha ribadito gli elementi cardine del Piano strategico «Ticino 2032», cioè il mantenimento di una solida base produttiva in Ticino che costituisce una carta vincente, valutando quale tipo di industria/economia vogliamo e possiamo permetterci alla luce dei diversi cambiamenti economici e sociali in atto (pandemia, nuove tecnologie e modalità di lavoro, transizione energetica, cambiamento demografico, approvvigionamento di energia, cambiamenti geopolitici, rapporti di cambio, …). In questo senso è fondamentale migliorare la formazione scolastica, professionale e accademica e aumentare gli investimenti pubblici a sostegno dell’innovazione, favorendo quelli privati. Vanno migliorate tutte le condizioni quadro del territorio per fare impresa e diffondere i valori della cultura d’impresa, del significato dell’essere imprenditore e del fare impresa.
Oliviero Pesenti ha anche sottolineato come le aziende siano socialmente responsabili ed inserite in un mercato del lavoro flessibile che sa garantire protezione sociale. Va però ricordato che vi sono anche doveri e non solo diritti.
Il Presidente dell’Unione Contadini Ticinesi Omar Pedrini si è soffermato sulle preoccupazioni del settore primario confrontato con difficoltà legate anche al forte rincaro di talune materie prime. Pianificazione del territorio, energia, mobilità ecc. sono tutti temi che toccano da vicino anche il settore primario, come tutti gli altri ambiti dell’economia. La presenza dell’UCT a fianco delle altre associazioni economiche vuole sugellare, come avviene già a livello federale, il ruolo del mondo agricolo nel sistema cantonale e la volontà di unirsi a tutti gli altri settori per sostenere una politica che sia vicina al mondo degli imprenditori. Benché oggi il settore primario rappresenti una minoranza della popolazione attiva e sia magari poco visibile, esso contribuisce in modo decisivo al benessere del paese in termini di approvvigionamento e qualità dei prodotti regionali, di cura del territorio e delle tradizioni e non da ultimo in ambito formativo, per garantire la continuità aziendale.
Affrontare questi scopi seriamente significa impegnarsi in un lavoro costante a favore del ceto agricolo e di tutta la filiera. Un lavoro che è spesso poco visibile e complicato in un cantiere senza fine.