Cronaca
06.05.17 - 14:300
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40
Scendono in campo anche i contrari alla Strategia energetica 2050. "Costerà 800 franchi pro capite annui, e sarà un sistema dal quale pochi trarranno profitto"
Il gruppo del no, composto da democentristi, leghisti, professori e GastroTicino, indica i motivi della sua scelta: economici, di deturpamento del paesaggio e di rischio di black out
LUGANO – L’altro giorno il gruppo di partiti, ampio, a favore della Strategia energetica 2050 ha spiegato le sue motivazioni. Ieri, è toccato ai contrari, composti da membri dell’UDC (tra cui il Consigliere Nazionale Chiesa e il presidente Marchesi) dai due Consiglieri Nazionali leghisti Quadri e Pantani, da Edo Pellegrini dell’Unione democratica federale, da Massimo Sutter di GastroTicino, oltre da Gianluca Lardi di SSIG, da Carlo Righetti di Swiss Oil e dai professori Giovanni Barone-Adesi e Arturo Romer. I motivi? Molteplici.
Per prima cosa, vi sarebbe un aumento di costi e tasse di 3200 franchi annui per una famiglia di quattro, calcolando che, per raggiungere quanto prefissato serviranno 200 miliardi di franchi (per nuove centrali di energia rinnovabile, nuovi impianti di riscaldamento al posto di quelli che saranno proibiti oltre all’adattamento di altri), tramite l’aumento dei prezzi dell’energia, prescrizioni più rigide nel settore immobiliare, per i veicoli e nel comportamento e introduzione di tasse di incentivazione. I costi per le economie domestiche sarebbero “annualmente e per i 32 anni che mancano per arrivare al 2050, fra i 5 e i 7 miliardi di franchi; su una popolazione di 8,2 milioni di abitanti, sono circa 800 franchi pro capite”.
Le energie rinnovabili hanno il “difetto” di non poter essere garantite, poiché, per esempio, quelle solari e eoliche rappresentano una “corrente elettrica “ballerina”, ossia con molto sole e molto vento si ha una produzione alta, altrimenti molto scarsa. Manca poi l’energia di banda (approvvigionamento elettrico duraturo), e si avrà una problematica riguardo la stabilità della rete, con aumentato rischio di blackout”.
Il che, ovviamente, avrebbe un costo, calcolato dai contrari in più di 100 miliardi di franchi.
Inoltre, il comitato ritiene che lo Stato imporrebbe così un dimezzamento del consumo di energia, con meno comfort e più costi.
Vi sarebbero nuove prescrizioni e nuovi divieti, oltre al rischio di perdita di posti di lavoro e di “deturpazione del paesaggio: ulteriori pale eoliche e impianti fotovoltaici non danno alcun contributo sicuro all’approvvigionamento elettrico, ma in particolare gli impianti eolici deturpano il nostro bel paese”. Infine, un sì porterebbe a “un sistema del quale solo pochi traggono profitto, a spese di molti”.