Cronaca
16.09.17 - 17:000
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17
Il professore che voleva tassare i frontalieri ritiene giusto fare la spesa in Italia. "I posti di lavoro? Il mercato è gonfiato, per cui se si lascia a casa gente fa niente..."
Rener Eichenberger era ospite a Patti Chiari e ha lanciato una discussa teoria. "Aquistare all'estero rende più ricca la Svizzera, un paese che esporta tanto: fare la spesa è come importare. Facendo compere in Italia i salari valgono di più e c'è un beneficio per tutti".
COMANO – Il nome di Reiner Eichenberger non risulterà nuovo ai più attenti. Si tratta di un Professore friburghese di economia, che era salito agli onori della cronaca per aver lanciato l’idea, poi ripresa da Lorenzo Quadri, di istituire una tassa sui frontalieri. La sua proposta era di 2'000 franchi, poiché essi utilizzano, per esempio, le strade ticinesi e producono rifiuti.
È uno degli economisti più influenti della Svizzera secondo la NZZ, e dopo essersi visto bocciare l’idea della tassa di entrata sui frontalieri, era tornato alla carica proponendo una tassa di soggiorno aggiuntiva per gli immigrati, dai 12 ai 15 franchi al giorno, in modo da portare nelle casse della Confederazione dai 2 ai 2,5 miliardi di franchi annui.
Insomma, le sue trovate particolari non mancano. Ieri sera era ospite di Patti Chiari, e si è lanciato in un’altra teoria che probabilmente farà discutere: ritiene infatti corretto che i ticinesi vadano a fare la spesa in Italia, anzi quasi doveroso.
“Non è una provocazione. Acquistare all’estero rende più ricca la Svizzera, che è un paese con un eccesso di esportazione: ma possiamo farlo solo se importiamo”, ha detto. “Andando ad acquistare all’estero importiamo dei servizi, come se lo facessimo con automobili o andassimo in vacanza all’estero. Ci fa bene, ci rende ricchi: dovremmo farlo di più!”.
“Per la Svizzera è decisivo poter partecipare all’economia mondiale”, ha proseguito. “Nel commercio al dettaglio abbiamo un problema, e dunque è un servizio che potremmo lasciar fare a chi lo sa svolgere meglio di noi”. Insomma, con prezzi inferiori. Eichenberger non vede “nessun motivo per proteggere il commercio al dettaglio”.
E i posti di lavoro che andrebbero persi, chiede Mammone? Il Professore va giù duro anche qui, “una buona percentuale, quasi un quarto, dei lavoratori ticinesi viene dall’estero. Ciò significa che siamo di fronte a un mercato gonfiato, quindi sarebbe anche giusto lasciare a casa gente e chiudere alcuni negozi”.
Per lui, “per il Ticino e la Svizzera va bene andare a fare la spesa all’estero, in Italia, perché i salari valgono di più e c’è un beneficio”.
Piuttosto, bisognerebbe fare in modo che non solo i ticinesi decidano di rimanere qui a compare, ma che anche gli stranieri vengano da noi. Come? “Abbassando i prezzi”.