Cronaca
21.11.17 - 13:260
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17
Le ultime ore dell'uomo morto sulla A2: era stato picchiato in un ritrovo pubblico, piangeva. I poliziotti lo hanno aiutato
Dopo un alterco, in cui ha avuto la peggio, il 36enne bergamasco si sarebbe nascosto in un altro locale pubblico, dove degli agenti gli avrebbero chiesto che cosa fosse successo. Avrebbe chiesto lui di essere lasciato a Varenzo, per non insospettire l'amico arrivando a bordo dell'auto della Polizia
AIROLO – Il 36enne bergamasco morto perché investito da una vettura mentre camminava sulla A2, dopo esservi entrato dallo svincolo di Varenzo, ha lasciato tutta la zona sotto shock: in paese non si parla d’altro.
Chi era l’uomo coinvolto? Dapprima si è detto che da poco abitava in Ticino, dove lavorava, poi è stato smentito. Di sicuro ha un passato difficile, in cui probabilmente c’è anche la prigione. Lo avrebbe ammesso egli stesso, parlando addirittura di 10 anni di reclusione, raccontano degli avventori dei bar locali che lo hanno visto poche sere prima della morte. Non ha voluto dire come mai, però. Beveva e insultava gli svizzeri, a quanto pare.
A TicinoLibero sono arrivate delle segnalazioni inquietanti riguardo le ultime ore dell’uomo. Quel che si sa di certo è che la Polizia lo ha lasciato a Varenzo, a pochi minuti da casa di un amico che lo avrebbe ospitato. In molti si sono domandati come mai non sia stato portato direttamente dal conoscente, oppure in centrale a Faido.
Perché era a bordo della vettura degli agenti? In paese ad Airolo circolano diverse voci. Che l’uomo non stesse molto bene, lo si era visto nei giorni precedenti. Quel maledetto pomeriggio, sembrerebbe che sia stato coinvolto in un pestaggio, da cui avrebbe avuto la peggio, mentre si trovava in un locale pubblico.
Da qui la segnalazione alla Polizia, con il 36enne che lasciava il locale prima di un possibile arrivo degli agenti.
Persone del posto lo hanno visto rifugiarsi in un altro ritrovo pubblico, dove si sarebbe mostrato pesto e triste, addirittura in lacrime. Il caso vuole, sempre secondo quanto ci è stato detto, che incontrasse dei poliziotti, i quali gli chiedessero che cosa gli fosse successo, e acconsentissero a portarlo fino a casa dell’amico.
Perché, a questo punto, non fino all’abitazione? Sarebbe stata una scelta del 36enne, che è stato sentito dire ai poliziotti che non gradiva essere visto dall’amico a bordo della loro auto. Così, hanno ascoltato la sua richiesta, lasciandolo dove desiderava lui: d’altro canto, non vi erano gli estremi per portarlo in centrale, è stato comunicato già ieri.
Sul motivo per cui poi abbia imboccato la A2, trovando la morte, rimane un punto di domanda.