Cronaca
18.05.18 - 19:120
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17
"Senza scrupoli e lucido, ha commesso un gesto inammissibile e ingiustificabile". Michele Egli condannato a 20 anni, "sconcertante che abbia rubato i soldi di Nadia e sia andato a mangiare"
Il giudice Amos Pagnamenta ha descritto un uomo che ha ingannato tutti, tenendo nascosti anche probabilmente i suoi sentimenti verso la cognata: per far sì che lei non dicesse di essere stata colpita con una bottiglia e che il loro rapporto finisse, l'ha uccisa. È assassinio e non omicidio intenzionale
STABIO – È assassinio e per questo Michele Egli dovrà scontare 20 anni di carcere. È arrivata in serata la sentenza relativa al delitto di Stabio. Le motivazioni invocate dalla difesa per tramutare l’accusa in omicidio intenzionale non hanno convinto il giudice Amos Pagnamenta.
A suo avviso, infatti, scopo, movente e modalità del reato sono stati giudicati perversi, dunque è assassinio, come prevede l’articolo 112 del codice penale.
Michele Egli ha da sempre ingannato tutta la famiglia, mostrandosi una persona gentile e premurosa, e ha probabilmente nascosto a tutti di provare dei sentimenti per la cognata Nadia, che quella sera ha visto diversa dal solito, arrabbiata per la casa. Ma non ce l’aveva con lui, bensì con la sorella (moglie di lui) e con la madre, però sentirsi dire che “è come tutti gli altri” ha fatto scattare qualcosa. È infatti l’unica cosa, questo raptus, che è rimasta costante in un imputato che ha cambiato versione svariate volte, è stato spiegato.
Il suo comportamento è stato ritenuto gravissimo, "il suo gesto è stato inammissibile e ingiustificabile, basato su una motivazione futile". Temendo che Nadia potesse dire di essere stata colpita dal cognato con una bottiglia, e che il loro rapporto forte sarebbe potuto finire, l’ha uccisa con una sciarpa, portando poi il cadavere a Rodero nel bosco, prima di andare a cena con moglie, figlia e suocera.
Pagnamenta ha ritenuto “sconcertante il fatto che in quel frangente egli abbia trovato la freddezza di rubare dal portafoglio dei soldi e che sia riuscito poi a consumare e mangiare un hamburger e tornare dopocena a casa della vittima perché aveva dimenticato una porta aperta", così come le modalità utilizzate nei giorni successivi per fingere che Nadia fosse ancora viva.
Confermate anche le accuse di falsità in documenti e appropriazione indebita ai danni della SUPSI, ma non quelle di furto e truffa. Accordati i risarcimenti richiesti dalle varie parti.
L’accusa aveva chiesto il carcere a vita, la difesa si era battuta per 15 anni. A fare la differenza è stata l’assenza di premeditazione del delitto, però Egli è stato descritto come un uomo privo di scrupoli e incredibilmente lucido nei frangenti in cui ha ucciso Nadia e nei giorni successivi.
Il processo Arcudi di conclude, per ora, qui.