LUGANO – Omicidio e non assassinio. È quello che sostiene la difesa dell’uomo che ad Ascona ha ucciso la moglie. Infatti, movente, scopo e modalità sarebbero “inadatte a supportare la richiesta di assassinio, sono frutto di un’inchiesta insufficiente”, addirittura l’incarto era stato rinviato perché non chiaro, in un primo momento.
Per contro, il Procuratore Pubblico è convinto che si possa parlare di assassinio.
La richiesta di pena della difesa è di 14 anni, contro i 20 dell’accusa. Per quanto concerne l’espulsione dalla Svizzera, si chiede di tener conto del fatto che la famiglia dell’uomo vive qui e non si esclude un trattamento ambulatoriale.
L’avvocato difensore ha parlato della condizione psicologica del suo cliente, che ha sposato la donna che poi avrebbe ucciso qualche tempo dopo aver perso in un incidente stradale la prima moglie, “investendo tutto in una nuova relazione e idealizzandola”. Il fatto di averla seguita, controllata, addirittura con un cannocchiale, costretta a licenziarsi, sarebbe sintomo di un disadattamento psichico, a cui ha fatto seguito una forte angoscia data dalle separazione dalla donna.
Per il legale, bisogna tener conto anche del pentimento del 57enne macedone, che ha spiegato di essersi pentito “un milione di volte, giorno e notte. Ho perso la persona che mi era più cara, e mi mancherà finché sarò in vita”.
La sentenza è attesa per oggi alle 18, ma non è escluso possa slittare di qualche giorno.