di Lorenzo Quadri*
Un paio di settimane fa un’ “aquila” ha pensato bene di filmarsi mentre, per una banale multa di parcheggio, sbroccava contro gli “svizzeri di merda” e contro i poliziotti ticinesi “ignoranti e razzisti”, per poi pubblicare il tutto su Instagram.
Nei giorni scorsi un altro furbone, sempre per una banale multa, ha pubblicato su faccialibro (facebook) il post che vedete qui riprodotto. Cos’hanno in comune questi due soggetti? 1) Sono frontalieri; 2) Odiano la Svizzera e le sue istituzioni; 3) Per le loro esternazioni “social” sono stati licenziati: “simili atteggiamenti sono incompatibili con la nostra cultura aziendale”; questa l’argomentazione dei due (ormai ex) datori di lavoro.
Il boomerang
L’accaduto ci dà la misura – oltre che dell’incapacità di usare i social, i quali possono trasformarsi in micidiali boomerang – dell’astio, se non vero e proprio odio, che nutrono troppi permessi G nei confronti del paese al quale devono la pagnotta. I due “beccati” non sono dei casi isolati. Solo l’odio può giustificare simili reazioni del tutto spropositate per delle banali contravvenzioni.
Ma i licenziamenti dimostrano anche che sputare nel piatto dove si mangia può costare caro. Perché i datori di lavoro hanno poi a che fare con il pubblico; con i loro clienti. I quali, se scoprono che certi comportamenti non vengono sanzionati, potrebbero anche incazzarsi e decidere per un boicottaggio.
E’ bene che i frontalieri che odiano la Svizzera se ne restino al di là della ramina. I licenziamenti dei due scriteriati sono dunque da valutare positivamente. Sarebbe anche ora che magari qualcuno oltreconfine cominciasse ad accorgersi che proprio così fessi da farsi invadere e poi anche insultare, gli svizzerotti non sono ancora.
Ancora meglio sarebbe se al posto dei frontalieri lasciati a casa venissero assunti ticinesi e non altri frontalieri.
Considerazioni spicciole
Si può disquisire se sia giusto perdere il lavoro per un post. Al proposito alcune considerazioni spicciole:
1) Se dimostri di odiare la Svizzera, è giusto che non lavori in Svizzera
2) Pensaci bene prima di sputare nel piatto dove mangi.
3) Molti ticinesi, anche padri e madri di famiglia, sono stati lasciati a casa senza nessun post, ma semplicemente in quanto sostituiti da frontalieri. Per cui, c’è poco da starnazzare di “rappresaglia contro i frontalieri” come nel Belpaese qualcuno sta già facendo tanto per mettersi in mostra.
4) Con una notevole tolla, Oltreramina strillano contro la “mancanza di protezione dal licenziamento” che vige in Svizzera. Dimenticandosi che è proprio grazie a questa mancanza di protezione, abbinata alla devastante libera circolazione delle persone, che migliaia e migliaia di frontalieri lavorano in Ticino, in sostituzione di ticinesi lasciati a casa “senza giusta causa”.
5) In altre parole: la “mancanza di protezione dal licenziamento” ha fatto la fortuna di migliaia di frontalieri. Adesso scoprono l’altra faccia della medaglia
*Consigliere Nazionale Lega - Articolo pubblicato sull'ultimo numero del Mattino della Domenica