MILANO – “Allo stadio puoi perdere la partita, non la vita”. Purtroppo, c’è chi perde anche la vita, succede raramente ma accade. Come è capitato fuori da San Siro, in un Boxing Day decisamente tinto di nero, visti anche i buu razzisti al calciatore del Napoli Koulibaly, sempre nello stadio milanese. Una sera di festa con la propria squadra che si è trasformato nel peggio che il calcio può mostrare, tanto da far pensare a uno stop dei campionati.
A perdere la vita è stato un 35enne che aveva legami col Ticino. residente nel Varesotto, Daniele Belardinelli era socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti a Contone. Era sposato e padre di due figli, era uno sportivo. In passato, sempre nel nostro Cantone, si era occupato della fornitura, della posa e della riparazione di pavimenti.
Ma negli stadi era conosciuto, eccome: ne parla diffusamente il sito della Gazzetta dello Sport. Veniva chiamato Dede ed era un punto di riferimento, uno dei leader, del gruppo ultras del Varese Blood & Honour. È noto per aver schiaffeggiato l’allora dirigente del Varese Sean Sogliano, mentre gli si chiedeva di non giocare la partita successiva alla morte dell’ultrà laziale Gabriele Sandri. Per Belardinelli arrivò un Daspo, ovvero il divieto di entrare negli stadi, per cinque anni con obbligo di firma.
Non l’unico, però. I provvedimenti a suo carico che gli impedivano di andare allo stadio sono stati due.
Il 26 sera, nel corso degli scontri fra ultras napoletani e interisti, è stato investito da un suv ed è morto nella giornata successiva. Altre quattro persone sono rimaste ferite. i varesini sono gemellati con l’Inter, per quello erano presenti a sostenere i nerazzurri.