MILANO – Il Ticino sembra divenuto centrale nella mappa ultrà lombarda, o meglio in quella che è coinvolta negli incidenti fuori San Siro che sono costati la vita a Daniele Belardinelli, legato a una ditta ticinese, così come uno degli arrestati, Marco Piovella, detto “Il Rosso”, titolare di un’azienda a Muralto.
Ieri l’uomo è stato interrogato, e La Gazzetta dello Sport riferisce di una persona provata dalla morte di quello che era un amico. C’è il senso di colpa, in lui. Infatti, ha detto agli inquirenti che Belardinelli era allo stadio a causa sua. I due si sono visti il giorno di Natale e Piovella ha giocato coi figli dell’amico, considerato un fratello maggiore. “Se non ci fossimo visti non sarebbe venuto alla partita”, dice.
È stato lui a caricare in auto Belardinelli per andare all’ospedale, dopo averlo trovato a terra. “Era cosciente, gli ho parlato, mi ha detto ‘mi fanno male le gambe ma sto bene’. Ho visto quando è stato investito: era a terra, forse colpito da un’altra macchina prima che fosse nuovamente travolto”.
Dunque, la nuova ipotesi è questa: Belardinelli è stato investito due volte, forse prima dalla vettura di tifosi napoletani.
Piovella comunque si ritiene innocente, non è lui, a suo dire, la mente degli scontri. A denunciarlo era stato un tifoso “pentito”, Luca Da Ros. “Sono il responsabile delle coreografie, non un capo militare”. Era lì, partecipa alle riunioni degli ultrà, ma appunto per le coreografie.
Le indagini intanto proseguono, l'auto potrebbe essere un'Audi.
Il padre di Belardinelli, con cui i rapporti non erano dei migliori dopo il divorzio dell'uomo dalla madre del tifoso morto, lancia un appello: "Chi era alla guida si costituisca, lo faccia per noi e per l'uomo che ha ucciso, mio figlio. Non aspetti che la Polizia lo trovi, perché tanto lo troveranno, sono sicuro. Voci dicono che l'auto sia uscita fuori strada, altri dicono che sia stato investito di proposito noi non le ascoltiamo, ma vogliamo sapere cosa sia successo"