BELLINZONA – Nelle risposte agli atti parlamentari, in aula si è parlato anche del caso dell’ex funzionario del DSS condannato per coazione sessuale, in particolare grazie a tre interpellanze presentate dai deputati pipidini Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni, dal leghista Boris Bignasca e dall’MPS Matteo Pronzini.
Da esse si è scoperto che l’uomo percepisce ancora lo stipendio. o: “La procedura di licenziamento è conclusa ma percepisce ancora lo stipendio, secondo quanto prescritto dalla Legge sui dipendenti sui termini di disdetta”, ha spiegato Claudio Zali, scatenando l’ira di Boris Bignasca, che ha tuonato come “occorre fare una riflessione sul perché una persona simile abbia potuto lavorare per così tanto tempo a contatto con i giovani”.
Furioso anche Fiorenzo Dadò, che si è a lungo interrogato sul perché il nome del funzionario non sia stato reso publbico (la deontologia, ricordiamolo, lo impone, per i media). E vuole risposte. “Il giudice Marco Villa ha fatto quello che ha potuto. Non vogliamo accanirci su nessuno ma vogliamo mettere ordine e ridare credibilità all’Amministrazione cantonale e ci attendiamo in tempi celeri delle risposti soddisfacenti. Non dovessimo ottenerle chiederemo l’apertura di un procedimento penale nei confronti di chi ha taciuto”. Nel caso in cui non arrivassero, è pronto a chiedere una Commissione Parlamentare di Inchiesta. L’atto d’accusa, ha ripetuto, “fa vomitare”.
Zali ha chiesto di non usarne stralci in senso strumentale e ha detto che il Governo attende le motivazioni della sentenza, di cui ha chiesto copia, soprattutto per capire se ci sono state responsabilità, e di chi, in seno all’Amministrazione, dato che almeno una vittima aveva segnalato i fatti.
Matteo Pronzini ha chiesto al Parlamento di scusarsi con le tre ragazze colpite dall’uomo, con Pelin Kandemir Bordoli che ha rivolto parole di solidarietà. Il plenum ha però respinto la richiesta del deputato MPS di aprire una discussione generale sul tema.