BELLINZONA – Il giorno dopo la condanna dell’ex funzionario del DSS per coazione sessuale e violenza carnale in Ticino è l’argomento che domina. Non andrà in carcere, e questo suscita sdegno. In molti si chiedono come sia stato possibile tutto ciò, se nessuno poteva intervenire, soprattutto a fronte del fatto che è emerso come i fatti erano stati segnalati.
Matteo Pronzini ha dato voce ai dubbi inviando un’interpellanza, chiedendosi se “è solo il giudice Villla a dover chiedere scusa?”.
“Durante il dibattimento è emerso a più riprese il ruolo complice e omertoso dell’amministrazione cantonale”, si legge nel testo.
“In tutti e tre i casi le vittime infatti si sono rivolte al superiore per raccontare quanto accaduto senza però ottenere nessun riscontro. Di fronte al racconto delle vittime l’amministrazione è rimasta immobile senza dare seguito a quanto emerso nei colloqui con le donne. Un atteggiamento questo criticato anche dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli che ha sottolineato come l’amministrazione cantonale non abbia fatto nulla per proteggere le vittime”, attacca, parlando di “un comportamento inaccettabile e che non può passare sotto silenzio”.
E chiede:
"1. Corrisponde al vero che nel 2005 due delle vittime avessero segnalato quanto accadeva sul posto di lavoro senza che questo desse avvio a nessun processo di verifica interno o inchiesta?
2. Se si come mai? Chi è responsabile di questo atteggiamento?
3. Corrisponde al vero che quando la terza vittima ha raccontato quanto stava accadendo (nel 2007) le è stato risposto che la situazione era complicata, senza procedere in nessun modo?
4. Per quale ragione malgrado queste ripetute segnalazioni il funzionario è rimasto responsabile delle politiche giovanili del cantone?
5. Sono attualmente in corso inchieste interne sui fatti accaduti?
6. Come intende agire il cantone affinché questi episodi non accadano più?
7. Come agisce oggi l’amministrazione in caso di segnalazioni o denunce interne?"