STABIO – Oggi, giovedì 27 gennaio, ricorre il Giorno della memoria. Ricordiamoci di non dimenticare. “Sulle ali della speranza” (Piemme) è il diario ritrovato di Bruna Cases, trasformato in libro dalla giornalista Federica Seneghini, ebrea fuggita dall’Italia alla Svizzera nel 1943 insieme alla famiglia.
“Prendevo appunti ovunque – si legge in un estratto del libro –. Scappavo, ma non volevo dimenticarmi niente. Segnavo tutti i particolari, i nomi delle persone”. Bruna aveva solo nove anni quando fu costretta a fuggire da Milano a Parma per poi scappare verso la Svizzera. “Se chiudo gli occhi mi sembra di rivedere quel filo che separava l’Italia dalla Svizzera. Ci aiutarono dei contrabbandieri. Papà e nonna ci precedettero di qualche giorno. Mio fratello studiava già da qualche anno tra Losanna e Zurigo”.
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Bruna scriveva e disegnava. Piccole note ora diventate un diario della fuga, attualmente custodite nell’archivio della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. “Camminammo molto – ricorda nel diario –. Bisognava fare piano, a tratti trattenere il respiro per il pericolo che qualcuno ci sentisse. Ricordo Guido, il contrabbandiere. Fu lui con un amico a condurci in Svizzera. Ricordo bene la sensazione e l’emozione che provammo a oltrepassare, uno a uno, il buco della rete. Finalmente eravamo in terra libera. Finalmente in Svizzera”.
“Arrivammo a Stabio. Evviva. Avevamo trovato la via buona. Che bell’accoglienza degli svizzeri. Passammo da Stabio a Mendrisio e poi a Ligornetto. Il giorno dopo partimmo per Bellinzona. Lì trascorsi i primi due mesi. Poi andammo a Rovio e in seguito a Lugano, a trovare mio padre”.
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Qualche giorno fa, Bruna Cases – in compagnia del marito – è tornata per la prima volta a Stabio, lì dove è iniziata la sua nuova vita. Ha scattato foto e incontrato il ministro Manuele Bertoli. Sorride e ricorda calorosamente: "che effetto tornare qui".