LUINO – Chi non obbediva agli ordini andava punito in maniera esemplare. Era la legge della banda di spacciatori che operava nelle valli dell’alto varesotto, in Valcuvia, tra Duno e Arcumeggia, e perpetrava pestaggi e torture ai membri troppo indisciplinati. I fatti risalgono all’inizio dello scorso giugno, quando un giovane pusher marocchino di 25 anni era stato portato in ospedale a Varese con molteplici ferite sul corpo causate da frustate inferte da un gruppo di connazionali che lo avevano legato ad un albero e torturato per sette ore; tenuto nascosto nei boschi della zona, gli avevano rotto un braccio ed erano arrivati perfino ad amputargli un orecchio, oltre ad averlo rapinato dei suoi averi. Denudato e mandato in strada era riuscito a far arrivare i soccorsi. I Carabinieri, sopraggiunti in ospedale a Varese, avevano innescato le indagini sulla guerra dello spaccio nei boschi del varesotto, dove gli episodi di violenza tra bande per il controllo del territorio erano notevolmente incrementati.
Due settimane dopo, sorte analoga era toccata a un altro pusher, un 40enne italiano della zona, picchiato selvaggiamente per aver lasciato il telefono spento, rendendosi irreperibile per i capi. Per punizione, era stato tenuto legato ad un albero per tre ore, finché l’albero non si era spezzato, facendolo cadere a terra. Infine, gli avevano infilato le canne del fucile carico in bocca. La vittima aveva dovuto ricorrere a cure mediche.
Il blitz dei Carabinieri di Luino ha portato all’arresto di tre spacciatori, tutti trentenni originari del Marocco e irregolari, che dalla in provincia di Pavia si erano trasferiti recentemente nel varesotto per esercitare l’attività illecita. Dalle indagini è emerso che questi soggetti non erano meri detentori di droga, ma veri aguzzini, noti per la loro crudeltà e per la detenzione di armi da fuoco e per questo temuti Individuato il loro nascondiglio nella provincia pavese, i militari di Luino con la collaborazione dei colleghi del Nucleo Investigativo, nei giorni scorsi li hanno rintracciati e arrestati. Il GIP ne ha disposto la custodia cautelare in carcere in attesa di accertarne le responsabilità nel processo che sarà celebrato a loro carico.