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Cronaca
12.10.22 - 09:480

Diritti di pesca sul Verbano, il balzello "feudale" che si paga ai Borromeo

Milena Gabanelli affronta un tema controverso che suscita perplessità tra i pescatori

VERBANIA - Vuoi pescare sul Lago Maggiore? Devi pagare una tassa annua alla famiglia Borromeo: 50 euro se sei un dilettante, 3.500 se sei un professionista. La giornalista Milena Gabanelli, insieme al collega Mario Gerevini, ha fatto le pulci ai discendenti di San Carlo affrontando un tema spinoso e, più che annoso, secolare, nella sua rubrica Dataroom sul Corriere della Sera.

“Non è un antico editto del 1300, succede nel 2022 nel secondo più importante lago italiano. Però se le acque sono pubbliche (demaniali), i pesci di nessuno e ho una regolare licenza di pesca, perché devo dare i miei soldi al signor Vitaliano Borromeo?” si interroga la giornalista.

“Tuteliamo il lago e lo Stato riconosce il nostro diritto” è in sintesi la spiegazione di Vitaliano Borromeo.

La nobile famiglia, proprietaria dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, fa ancora oggi pagare i “diritti esclusivi di pesca” di cui gode da secoli sulla maggior parte del Verbano, parte svizzera esclusa. E ci mancherebbe! Il principe Vitaliano, 62 anni, abita a Milano ed è titolare della società Sag. Conta tra i suoi antenati sette cardinali – tra i quali il santo che fondò il Collegio Papio di Ascona - è cugino di Lavinia, moglie di John Elkann, e di Beatrice, moglie di Pierre Casiraghi, terzogenito di Carolina di Monaco e Stefano Casiraghi.

La “tassa Borromea” viene pagata dai dilettanti attraverso la licenza di pesca, che costa 80 euro, invece dei soliti 30, e dai professionisti tramite la loro cooperativa 3.500 euro circa a testa. 

Questi diritti di pesca, spiega il reportage di Dataroom, hanno origini nell’Alto Medioevo. Nelle acque interne di laghi e fiumi il regime è rimasto immutato per secoli, ma i vincoli sono stati spesso frazionati tra i notabili o donati alla Chiesa e da questa alle comunità. Esistono ovunque diritti d’uso a favore di comunità, ma il caso del Lago Maggiore è unico per estensione e durata dei privilegi in mano a un solo soggetto privato. E l’insofferenza per questo antico dazio nobiliare sta crescendo anche contro gli “esattori” della Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee). La Federazione, tramite una sezione locale, prende in affitto i diritti con contratti triennali e fa pagare ai pescatori che escono in barca, anche quelli della domenica, 50 euro extra con un apposito bollettino postale intestato alla Fipsas di Villadossola (Verbania).

In sintesi, il principe incassa soldi ed evita la seccatura di dover mantenere una struttura di uomini e mezzi sui circa 90 chilometri quadrati di competenza.

Roberto Forni, che coordina le tre Federazioni lacustri afferma: “Il principe in sostanza dice: voglio i miei soldi. La Fipsas locale a sua volta dice ai pescatori: guardate che il Borromeo vuole i soldi sennò non ci fa pescare. E così la Federazione prende in affitto il diritto e lo gira ai pescatori facendoli pagare. È chiaro che i pescatori si chiedono come mai lo Stato non sia in grado di gestire le sue acque, ma il Borromeo rispetta le regole”. Insomma, è vero che si tratta di una tassa “feudale”, ma è legale.

 

In totale tra dilettanti (46 mila euro) e professionisti (30 mila) il principe incassa la modesta cifra di 76 mila euro che perpetua un diritto acquisito 600 anni fa.

“Non è dunque economico il nocciolo della questione – spiega il reportage - piuttosto l’origine e il senso di un tributo concentrato nelle mani di un privato che al Verbano ha dato, ma ha molto ricevuto. La Sag (100% Vitaliano Borromeo) gestisce le attività commerciali intorno alle isole e in altre località vicine, poi impianti da sci, noleggio bici, il Parco Avventura, bar e ristoranti per un fatturato totale intorno ai 10 milioni (ma con bilanci in rosso negli ultimi due anni causa Covid).

I diritti appartengono al casato “dalla metà del 1400 – ha precisato il principe-manager a Dataroom – quando Filippo Maria Visconti concesse a Vitaliano I Borromeo la proprietà di Arona, Cannobio, Lesa del Vergante con tacita annessione dei diritti sulle acque e quindi sul lago”. Diritti che sono stati confermati da un decreto del ministro per l’Agricoltura del 1931. “Come Famiglia Borromeo – aggiunge il principe - provvediamo alla sua protezione, in primis alla tutela della fauna ittica”.

 

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