LOCARNO - Non chiamatela mamma influencer o blogger: Angela Notari è una mamma e basta, ma è anche una moglie, una donna, una amica, una sorella. Un termine, quello della Sorellanza, che le è caro, il cardine della sua visione dove le donne dovrebbero fare il tifo le une con le altre, senza giudicarsi, senza dover essere simili per poter essere una comunità.
Angela sui social parla di maternità in molte sfaccettature, senza tabù: dall'aborto spontaneo che le ha poi causato, dopo una gravidanza extrauterina, difficoltà a restare incinta del secondo figlio, dalla gioia della nascita in casa nascita sino a quella dell'allattamento, dal modello di famiglia ai momenti difficili che contraddistinguono la vita coi figli. Promuove un ideale dove qualsiasi scelta va bene purchè sia quella corretta per quella precisa madre e per quel bambino.
Giorno dopo giorno, con la sua spontaneità e la sua schiettezza, è diventata un punto di riferimento per mamme alla ricerca di condivisione. L'abbiamo intervistata per saperne di più sul suo modo di vedere la vita da mamma e da donna in Ticino e non solo.
Come mai hai deciso di iniziare a divulgare contenuti sulla maternità sui tuoi profili?
"Non divulgo contenuti sulla maternità, ma condivido pezzetti della mia vita, in cui ora la maternità prende molto spazio. Ma parlo anche di letture, di personaggi, di femminismo, di sorellanza, di gioia quotidiana, di attualità, di coppia.. Non adoro quando mi dicono che sono una “mamma blogger”. Non c’è niente di male, ma non mi ci sento. Ho sempre amato scrivere, ho scritto comunicati stampa, articoli e discorsi per Sindaci e Consiglieri di Stati, ho pubblicato un libro (“Quello che ci unisce - dalla levatrice Lucia al nostro e vostro parto” ed. Salvioni 2019) e ora collaboro con delle riviste e mi occupa di comunicazione tramite uno studio di consulenza. Scrivere mi piace. Mi fa pensare, approfondire, empatizzare. Il parto, le perdite e la maternità mi hanno aperto questo mondo di condivisione e Sorellanza, mostrandomi che quando ci parliamo e cisosteniamo possiamo avanzare insieme e sentirci meglio e più forti. Da allora non ho mai smesso".
Citi spesso l’aborto spontaneo che hai avuto. Secondo te sono temi di cui si parla abbastanza? Quali sono i pensieri che vengono condivisi con te?
"Di aborto spontaneo, gravidanza extrauterina (come quella che ha vissuto la mia famiglia), di perdita perinatale, di infertilità si parla troppo poco, ma non perché siano temi che toccano poche persone, anzi: purtroppo 1 gravidanza su 4 si interrompe perché incompatibile con la vita. Mentre l’infertilità tocca 1 famiglia ogni 8. Quindi siamo in tantissimi ad aver vissuto questo grande dolore, ma qualcuno ci ha inculcato che parlarne è debolezza. Io lo faccio perché detesto i tabù. In realtà la vulnerabilità è forza, e parlarne ci fa sentire tutte e tutti meno soli, e quel che più importa è che allevia qualche sofferenza. Aprire la porta e permettere ad altre storie di trovare spazio è per me un piacere e un onore. In questi anni ho creato una piccola comunità che si sostiene. E mi sento volare quando con me viene condivisa tutta una serie di sussurri. Dal “oggi è arrivato il ciclo e non sono incinta sono in bagno sul pavimento distrutta” a “voglio dirti che sono incinta e non lo sa nessuno” a “il mio datore di lavoro non mi lascia tirare il latte benché previsto dalla legge” a “il mio compagno non supporta il mio percorso di allattamento” a “il mio parto mi ha traumatizzata”. Sono piccoli segreti che custodisco e pian piano ci legano.. perché gioiamo tutte insieme e perdiamo tutte insieme. E allo stesso modo saremo libere quando ognuna di noi potrà vivere come crede".
Un altro tuo tema è all’allattamento, ma in vero filo conduttore sono i giudizi e i pregiudizi. Le mamme sono appesantite da troppi giudizi e preconcetti? Pensi sia uno dei maggiori problemi della maternità?
"Penso che la società non ha ancora accettato che ci sono mille modi per fare qualsiasi cosa, e che proprio nel ruolo della madre viene fuori una serie di miti e luoghi comuni, anche tra noi mamme, che ci fanno solo male e che usiamo per paragonarci, giudicarci e allontanarci. Quindi si ha poi tendenza a parlare solo con chi ha la nostra stessa opinione.
Ma piano piano stiamo scoprendo che la Sorellanza offre un’altra alternativa: quella di fare il tifo le une per le altre anche quando si fanno scelte diverse. Quella rispettarsi, di ascoltarsi senza proporre consigli o soluzioni ma solo sedendoci vicine per esserci. Il mondo, ne sono convinta, si può cambiare anche così. Per me ad esempio l’allattamento è una gioia immensa e cerco di normalizzarlo (ovunque e in qualsiasi momento, anche oltre il primo anno) perché trovo che gli sguardi e i giudizi di molte persone rivelano una chiusura e una crudeltà che voglio spazzare via. Tuttavia, pur condividendo questo piacere quotidiano (e le sue difficoltà e ambivalenze, che ci sono sempre), mi battonaffinché la mamma che sceglie (o deve) dare il latte in polvere possa farlo con serenità, e dico ad ogni mamma che l’allattamento è meraviglioso solo se va bene anche a lei. Se lo fa solo per i mille benefici al bebé e perché previene il cancro al seno ma “le viene contro” fa benissimo a scegliere altro e nessuno le deve dire niente. Io allatto ma difendo allo stesso modo il tuo diritto di non allattare, difendo la libertà di scegliere. Di vivere libere".
Secondo te, da mamma e lavoratrice, il Ticino è un cantone per famiglie? Intendo da ogni punto di vista, sia dalla conciliabilità tra lavoro e famiglia agli aiuti economici sino ai sostegni medici e informativi.
"Il territorio in cui viviamo secondo me non ha eguali: è meraviglioso, variegato, vivibilissimo per le famiglie e piuttosto sicuro. Ma non basta. Vai a cercare le statistiche: il tasso di donne che lasciano il lavoro dopo il secondo figlio. O il divario salariale in Svizzera. O telefona ad un asilo nido qualsiasi per chiedere qual’è la loro disponibilità nei prossimo
2 mesi. O chiedi alle madri quanti datori di lavoro hanno detto “o torni al 100% o niente”, o chiedi loro quante hanno smesso l’allattamento (nonostante l’OMS lo raccomandi per almeno 6 mesi fino o oltre i 2 anni) perché riprendere il lavoro dopo quelle 14 settimane (quindi in un momento dove il neonato è ancora molto bisognoso e può non esserci alcuna regolarità) e tirare fuori il latte diventa un calvario o è malvisto dai colleghi. O
> consideriamo quel 4% in più di aumento delle percosse e degli scuotimenti ai minori comunicatoci dalla Società svizzera di pediatria. Sono elementi che mostrano alcune delle difficoltà crescenti, in un mondo che va sempre più veloce. Ci sono diversi aiuti economici e misure, altre sono discussione e credo arriveranno, perché vedo una generazione di politici più sensibili al tema della parità ma la verità è che oggi scegliere di avere figli richiede un coraggio che non dovrebbe volerci e non è un assegno per i figli (seppur utile in molte situazioni) o qualche settimana di congedo in più a fare la differenza. Perché le incognite sono tante, il futuro non appare a tinte rosa, e dire “ci crediamo lo stesso. Abbiamo speranza e ci impegniamo per la cosa più preziosa, più pura e più vulnerabile che c’è” è qualcosa che richiede audacia. Ci tengo a precisare che il problema non è il Ticino, che rispetto alla maggior parte delle realtà è piuttosto ben messo per misure, ma la società in generale. Il Primo mondo si lamenta della natalità in calo ma non si va alla radice: lasciare alle famiglie la libertà di costruirsi i primi anni come vogliono. Un investimento che complica senz’altro le cose alle aziende all’inizio.. ma quale il ritorno a medio e lungo termine, anche in termini di lealtà del personale, salute mentale, creatività e tanto altro?".
Le mamme ticinesi sono abbastanza informate su quello che le attende? Ci sono molti servizi, dalle levatrici alle infermiere, ma l’impressione è che ci siano temi ancora tabù, come la salute mentale. Concordi? Cosa si dovrebbe fare di più?
"Si parla sempre dei social media come una minaccia, come uno strumento che inghiotte e fa perdere tempo, come diffusore di fake news, ma non si parla del fatto che anni fa le mamme erano ognuna in casa sua, da sola, a farsi la stessa domanda. Oggi, grazie a queste piattaforme, le mamme possono informarsi e mettersi in rete. Dal parto all’alimentazione, fino alle disposizioni legali e ai consultori in caso di violenza o problemi, possono essere agenti più attivi della propria vita. Cosa si dovrebbe fare di più? Ogni tanto manca un po’ di concretezza, sempre per pudore: per cambiare le cose serve più della rabbia, serve un progetto concreto e unirsi. Ad esempio in questi anni ho avuto la possibilità di partecipare ai lavori per eliminare uno svantaggio finanziario per chi sceglieva un parto in una casa nascita, o per la creazione di un congedo per chi vive una perdita perinatale, o per la creazione della prima fontana per i bambini non nati (entro le 29 settimane non vi è alcun riconoscimento legale.. come se non esistessero). Siamo tutte prese dalla nostra vita, ma per cambiare ciò che non ci va serve impegno, altrimenti che verrà dopo di noi troverà le medesime difficoltà. C’è ancora tanta ritrosia a condividere, perché ci hanno insegnato che parlare dei successi ci rende tutte ganze, mentre parlare delle debolezze ci rende perdenti. Sciocchezze: io sono l’esempio che aprirsi porta alla
Sorellanza, che invece non può decollare se passo il tempo a parlare di quanto vinco sempre, ho capito tutto e non ho alcun problema. La Sorellanza si nutre di autenticità. Per concludere questa risposta però.. possiamo leggere e informarci e prepararci ma una mamma (e anche un papà) difficilmente sarà davvero pronta a ciò che la attende in questo ruolo. Come per il parto, puoi prepararti ma è un viaggio che ti stupisce e ti apre porte difficilmente anticipabili. Perché è il viaggio più pazzesco della vita, niente e nessuno ti renderà pronta... devi lanciarti. E gli alti saranno alti altissimi, e i bassi bassissimi, e ci sono mille modi per viverlo, ma può essere meraviglioso. Per noi lo è".
Tu hai la fortuna, da quanto si evince, di avere un marito e padre dei bimbi (il Municipale di Locarno Nicola Pini, ndr) molto presente e concorde con la tua visione. I papà sono sufficientemente informati sui loro compiti e “sensibili” a essi?
"Il “nostro” papà è una forza della natura, che piega i vestiti, cucina e porta il Furio alla scuola dell’infanzia tutte le mattine. Non posso parlare per tutti, ma tanti papà che conosco sono attivi anche a casa e partecipano a pieno titolo alle attività di una famiglia. È finito - Evviva! - quel modello che vedeva lei dentro e lui fuori casa. E anche per i papà è impegnativo: appena rientrati a casa cominciano anche loro il secondo lavoro, a volte senza alcun congedo. Viva i papà presenti e che amano vivere la famiglia: ad esempio noi ci siamo recati a diversi eventi politici “seri” con Furio vestito da Hulk, e non c’è stato alcun problema, anzi.
Come mai hai scelto di partorire in casa nascita?
"Mi sono informata e dopo una visita e una lettura in particolare (“La Gioia del parto” di Ina May Gaskin) abbiamo capito che quella casa poteva regalarci la nascita più dolce possibile. La realtà ha sorpassato ogni aspettativa, perché entrambi i nostri figli sono nati in quella vasca e io non ho mai più guardato al mio corpo, alla nascita, a mio marito o a una levatrice (che sono le donne delle donne per antonomasia, quelle sorelle che ci ricordano la potenza e la magia che dormono in noi) nello stesso modo".
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