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Cronaca
01.09.23 - 17:040
Aggiornamento: 18:20

Capra uccisa: "Non sono stati i ragazzi, era già morta"

La madre di uno dei giovani presenti alla festa in cui un ovino è stato massacrato a calci prende posizione: "Inqualificabile, ma non l'hanno colpita quando era ancora viva". E i familiari denunciano un clima da caccia alle streghe

ANAGNI – Ha suscitato scalpore e indignazione il video diffuso da un gruppo di giovani sui social, dove prendono a calci una capretta uccidendola. Il fatto è accaduto durante una festa per un 18esimo compleanno in un agriturismo. Adesso la madre di uno dei ragazzi smentisce tutto: a suo dire, non l’hanno uccisa, ma l’hanno trovata già agonizzante.

Nel video, su cui stanno indagando i carabinieri, alcuni invitati avvicinano l’animale, fiducioso, la caricano su una carriola in una scatola di cartone e la lanciano da una finestra, per poi finirla a calci.

Una donna, dicendo di essere la mamma di uno dei ragazzi coinvolti, ha inviato una lettera al sito Anagnia.it, che l’ha pubblicata in modo interrale: "Buonasera, sono la mamma di un ragazzo che l’altra sera era presente a quanto accaduto nell’agriturismo di Anagni. Chiedo, per ovvi motivi, di restare anonima. In considerazione del tam-tam mediatico provocato dalle azioni riprorevoli di alcuni dei ragazzi, mi sento di fare alcune doverose precisazioni, dopo aver parlato con mio figlio (che non è uno dei ragazzi che si vedono nel video)”, si legge.

“La capretta non è morta massacrata come è stato detto dal titolare dell’agriturismo ma è stata trovata agonizzante dai ragazzi già poco dopo il loro arrivo. Finita la cena, i ragazzi sono usciti all’esterno della struttura e l’hanno trovata morta per altre cause a me sconosciute e non perché sono stati loro ad ucciderla, come invece si evincerebbe dalle immagini pubblicate dalle testate nazionali e locali. Per quanto biasimevole, censurabile ed indegno, i ragazzi l’hanno presa a calci dopo che era morta, e non prima che morisse. Un atto comunque inqualificabile ma che sovverte la versione del titolare. Non ho motivo di non credere a mio figlio. Tanto vi dovevo. Spero pubblichiate integralmente questa mia lettera", prosegue.

I familiari del gruppo di ragazzi hanno anche denunciato un clima "da caccia alle streghe", con minacce di morte.

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