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Cronaca
02.11.23 - 13:550

Lupo, "se si fosse agito prima, non sarebbero servite azioni drastiche"

L'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori Ticino (APTdaiGP) saluta con gioia la decisione dell'UFAM di consentire l'abbattimento preventivo di alcuni esemplari. "Non solo sono aumentati ma sono anche meno timorosi"

BERNA - Una decisione a lungo richiesta, che probabilmente scatenerà forti reazioni nell'ambito ambientalista. Dopo la Lega, come prevedibile anche l'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori Ticino (APTdaiGP) prende posizione in merito a quanto deciso ieri dal Consiglio Federale in merito ai lupi. Essi potranno essere abbattuti in modo preventivo per regolarne il numero.

"Il comunicato dell'UFAM del 1. novembre 2023 è salutato con soddisfazione da parte delle associazioni come la nostra, che da oltre un decennio operano intensamente per l'adozione di una difesa proattiva contro la proliferazione indiscriminata dei grandi predatori. Le nuove disposizioni prevedono giustamente la possibilità di ridurre il numero di esemplari e di branchi residenti laddove questi rappresentano un rischio per la continuazione serena dell'allevamento a pascolo libero o per l'integrità delle persone", si legge. "Il fatto di avere previsto delle soglie minime di mantenimento decisamente più basse dei valori attuali ha scandalizzato le cerchie animaliste e ambientaliste. Ci attendiamo il rinnovo delle prese di posizione dove ci si straccia le vesti, gridando al massacro, senza rendersi conto che si tratta di rimediare a una situazione di grave degrado, per gli allevatori e i loro animali, che si è formata proprio per assecondare certe ideologie ambientaliste. Infatti, se siamo arrivati a questo punto è perché, come previsto già quasi un decennio fa, la situazione è completamente sfuggita di mano. Per citare un altro proverbio: "chi è causa del suo mal, pianga sé stesso".

Non è solo il numero degli esemplari a preoccupare, secondo APTdaiGP. "Infatti, oltre ad aumentare vertiginosamente, i lupi si rivelano sempre meno timorosi e sempre più capaci di aggirare le misure di protezione passive. Come accennato, la riduzione preconizzata non ci porta indietro di un decennio, ma solamente alla situazione del 2020 (quando si registravano 8 branchi residenti e 3 branchi transfrontalieri). Se allora si fosse intervenuti in maniera più incisiva, non si sarebbe dovuto intraprendere azioni che ora appaiono eccessivamente drastiche. Il problema non è quindi la riduzione del 70% bensì l'aumento del 200% dei lupi in tre anni ed è disonesto accusare l'autorità federale di avere semplicemente fatto il proprio dovere.
La verità è che le misure di protezione passive hanno ampiamente rivelato tutti i loro limiti, non sono sempre applicabili e diventano economicamente insostenibili. La diminuzione delle predazioni registrate quest’anno, rispetto al catastrofico 2022, non è da ricondurre ad un aumento della protezione passiva bensì a una riduzione del pascolo libero primaverile e all'abbandono di alpeggi e pascoli non proteggibili", prosegue la nota dell'associazione, che ha sempre chiesto interventi e si è sempre sentita rispondere picche.

Bisogna in ogni caso agire subito. "Le nuove misure attive contribuiranno forse a mitigare la situazione proprio di quegli alpeggi e pascoli nei quali queste misure non possono venire ragionevolmente applicate, e potrebbero risvegliare nei predatori il timore istintivo nei confronti dell'essere umano a tutto beneficio dell'integrità fisica delle persone che fruiscono delle zone montane per lavoro o per svago. Infine, a chi denuncia inopinatamente la carenza di basi scientifiche di queste misure proattive, rammentiamo che non si può (e non si deve) fare affidamento a un raggiungimento di equilibrio secondo le modalità naturali poiché l'evidenza scientifica ci dimostra come questo equilibrio necessiti di un lungo periodo con ampio superamento della soglia critica di risorse prima di entrare nella fase retroattiva. Non possiamo permetterci di procrastinare ulteriormente e perdere anche quel poco che rimane del settore dell'allevamento alpino di bestiame minuto".

E sul fronte ticinese, "la decisione dell'autorità federale ridona attualità alla mozione Genini depositata in Gran Consiglio (con ben 19 cofirmatari) già lo scorso 3 maggio, che richiede la preparazione di un Piano d'azione cantonale per la gestione e la regolazione del lupo. Osiamo sperare che gli uffici preposti abbiano già intrapreso i passi necessari per dare seguito a questa mozione. I comunicati pubblicati nelle scorse settimane sembrano assecondare tale aspettativa, ma ora si tratta di passare all'azione concreta!", auspica APTdaiGP.

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