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TiPress/Elia Bianchi
Cronaca
05.06.24 - 09:090

Pistola in classe, le parole della docente minacciata: "Non provo rabbia, ma solo compassione per il mio allievo"

L’episodio accaduto alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona si è arricchito nelle ultime ore di nuovi dettagli

BELLINZONA - “Non provo rabbia nei confronti del mio allievo. Solo tanta compassione per le conseguenze che avrà il suo gesto”, ha raccontato al Corriere del Ticino la docente minacciata lunedì da un suo allievo 15enne che le ha mostrato il calcio di una pistola – poi rivelatasi ‘giocattolo’ – durante il colloquio individuale sulle note di fine anno. L’episodio accaduto alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona si è arricchito nelle ultime ore di nuovi dettagli.

Il ragazzo aveva già un paio di insufficienze e per cercare di ottenere il quattro in francese, ed evitare la bocciatura, ha deciso di intimorire l’insegnante fingendo di essere armato. La pistola era finta, ma, come ha riferito la RSI, riproduceva fedelmente una Glock. All’uscita dall’aula alla fine del colloquio, il giovane l’ha consegnata a un suo compagno – il 16enne finito pure lui sotto inchiesta - che dopo aver lasciato la scuola ha abbandonato l’arma lungo il tragitto ed è tornato a casa, dove la polizia l’ha fermato un’oretta più tardi dopo.

Nel frattempo il giovane si é ravveduto, si è scusato con la docente e le ha chiesto di non raccontare dell’accaduto. Ma lei, ovviamente, ha avvertito la direzione dell’istituto, che ha chiamato la polizia, intervenuta in forze alla Commercio. Anche perché in quel momento non si sapeva se la pistola fosse vera o finta e, soprattutto, in che mani fosse finita.

“Mi prenderò qualche giorno – ha detto l’insegnante al Corriere -. Gli specialisti mi hanno aiutato un po’, ma devo ancora capire come affrontare il tutto. Come elaborare questo shock. Ho rivisto troppe volte quella scena e vorrei non doverla rivivere un’altra volta”.

Lo studente, come detto, aveva altre insufficienze e rischiava di ripetere l’anno, cosa che lo ha destabilizzato. Insomma, aveva davanti il fantasma della bocciatura. “Può succedere. Non dico che sia una cosa normale, ma è frequente. Capita”, commenta la docente. “Io insegno da 30 anni – aggiunge -. L’ho sempre fatto con grande passione: amo il mio lavoro e amo i miei ragazzi, vorrei solo il meglio per loro. Non so spiegarmi cosa stia accadendo. In generale forse i giovani hanno sempre meno la capacità di affrontare le cose negative. Forse perché oggi è tutto più facile, un po’ tutto dovuto e nei ragazzi c’è poco spirito di sacrificio. Tanti, poi, si trovano soli ad affrontare le loro difficoltà”. E racconta di aver “ricevuto tanto affetto, tanta solidarietà da parte dei miei alunni. E questo mi fa bene, mi aiuta ad avere coraggio”.

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