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Economia
26.08.21 - 09:180

Il PIL va a picco, -2,4% a causa del Covid nel 2020

Le spese per consumi finali delle economiche domestiche si sono contratte come non avveniva da dopo la Seconda Guerra Mondiale! Forti cali per servizi di alloggio, ristorazione, trasporti, abbigliamento, turismo e attività di intrattenimento

BERNA - Nel 2020 il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera è diminuito del 2,4% ai prezzi dell’anno precedente. Questa flessione marcata è la conseguenza della pandemia di COVID-19, che ha colpito duramente alcuni settori dell’economia svizzera. Questa crisi ha provocato un calo importante della domanda interna e degli scambi con l’estero. Anche il reddito nazionale lordo (RNL) a prezzi correnti ha registrato un calo, pari al 2,9%, principalmente a causa della netta diminuzione dei redditi con l’estero. Queste prime stime per il 2020 dell’Ufficio federale di statistica (UST) sono accompagnate da una revisione dei risultati relativi al 2018 e al 2019.

In occasione della pubblicazione delle prime stime per il 2020, in linea con la politica di revisione dei conti nazionali, i risultati relativi al 2018 e al 2019 sono stati rivisti alla luce di nuove informazioni. Queste ultime hanno comportato la correzione al ribasso della crescita del PIL di 0,1 punti percentuali, portandola al 2,9% nel 2018, e al rialzo di 0,1 punti percentuali nel 2019, facendola attestare all’1,2% (salvo indicazioni contrarie, i risultati sono ai prezzi dell’anno precedente). 

Consumi finali delle economie domestiche in forte calo

La crisi dovuta alla COVID-19 ha minato il ruolo di sostegno all’economia normalmente svolto dalle spese per consumi finali delle economie domestiche. Tali spese si sono infatti contratte del 3,7% (2019: +1,4%): risultati mai registrati dopo la Seconda guerra mondiale. I servizi di alloggio e di ristorazione, i trasporti, l’abbigliamento così come le attività artistiche e di intrattenimento sono stati colpiti da forti cali. Al contrario, le spese alimentari e in misura minore anche quelle sanitarie sono invece aumentate.  

Dopo un 2019 già poco dinamico (+0,6%), nel 2020 gli investimenti sono diminuiti in modo marcato (–1,8%). Questo risultato è riconducibile a un forte rallentamento degli investimenti in beni di equipaggiamento (–2,5%). Con una contrazione dello 0,4%, invece, la tendenza delle spese per le costruzioni ha continuato sulla scia di quella rilevata per il 2019 (–0,9%).

L’industria farmaceutica e il commercio di materie prime sostengono il saldo della bilancia commerciale

Senza prendere in considerazione l’oro non monetario, l’eccedenza della bilancia dei beni e servizi si è mantenuta a un livello elevato. La stagnazione del saldo rispetto al 2019 (–0,5%) cela tuttavia cali generalizzati sia nelle esportazioni che nelle importazioni, particolarmente netti a livello dei servizi (–14,5% per le esportazioni e –11% per le importazioni). Il saldo della bilancia dei servizi è diminuito di più del 40%.

Tuttavia, a causa di un calo particolarmente marcato delle importazioni (–6,8%), il saldo della bilancia dei beni (senza oro non monetario) è aumentato dell’8,4%. I risultati positivi registrati nel commercio di materie prime, come pure in quello di prodotti chimici e farmaceutici, hanno contribuito a contenere il calo delle esportazioni di beni (senza oro non monetario) al 2,9%.

Crescita eterogenea del valore aggiunto

Nonostante la crisi dovuta alla COVID-19, i valori aggiunti dell’industria chimica e farmaceutica (+4,6%), del commercio (+2,1%) e dei servizi finanziari (+5,6%) sono aumentati e hanno sostenuto l’economia svizzera nel 2020. Invece, i rami di attività «Servizi di alloggio e di ristorazione» (–41,8%), «Trasporto e magazzinaggio» (–19,2%), nonché quelli legati alle attività di intrattenimento (–26%) e alcuni rami delle attività manifatturiere hanno subìto duri colpi a causa delle restrizioni dovute alla COVID-19. 

Calo del reddito nazionale lordo (RNL)

L’RNL a prezzi correnti, che misura la somma dei redditi netti percepiti dalle unità residenti, è diminuito del 2,9%. Questo risultato è in linea con la contrazione del PIL a prezzi correnti (–2,9%). La flessione dell’RNB è riconducibile ai forti cali dei redditi da capitale versati all’estero (–15,7) e dei redditi da capitale ricevuti dall’estero (–17,8%), che hanno portato a una stabilità del saldo della bilancia dei redditi con l’estero. Questi cali trovano una spiegazione nelle nette diminuzioni registrate per gli interessi e i dividendi ricevuti dal e versati al resto del mondo. Inoltre è da notare che i redditi relativi agli investimenti diretti erano in forte crescita. Infine, le remunerazioni versate a non residenti hanno registrato un calo del 2,3% dovuto principalmente al lavoro ridotto.

La produttività del lavoro resiste alla crisi

Contrariamente a quanto avvenuto per la congiuntura, l’evoluzione della produttività oraria del lavoro è positiva (+1,4%) nel 2020. Le misure sanitarie, che riguardavano essenzialmente i contatti tra le persone, hanno avuto un impatto maggiore sui proventi da lavoro che sulla produzione. In effetti, il calo del numero delle ore di lavoro effettive (–3,7%) è superiore alla diminuzione del PIL (–2,4%). In un certo senso, ciò suggerisce che l’economia svizzera ha potuto contare su metodi innovativi per limitare le ripercussioni negative delle restrizioni sul buon funzionamento dell’apparato produttivo.

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