BERNA - Nel 2020 il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera è diminuito del 2,4% ai prezzi dell’anno precedente. Questa flessione marcata è la conseguenza della pandemia di COVID-19, che ha colpito duramente alcuni settori dell’economia svizzera. Questa crisi ha provocato un calo importante della domanda interna e degli scambi con l’estero. Anche il reddito nazionale lordo (RNL) a prezzi correnti ha registrato un calo, pari al 2,9%, principalmente a causa della netta diminuzione dei redditi con l’estero. Queste prime stime per il 2020 dell’Ufficio federale di statistica (UST) sono accompagnate da una revisione dei risultati relativi al 2018 e al 2019.
In occasione della pubblicazione delle prime stime per il 2020, in linea con la politica di revisione dei conti nazionali, i risultati relativi al 2018 e al 2019 sono stati rivisti alla luce di nuove informazioni. Queste ultime hanno comportato la correzione al ribasso della crescita del PIL di 0,1 punti percentuali, portandola al 2,9% nel 2018, e al rialzo di 0,1 punti percentuali nel 2019, facendola attestare all’1,2% (salvo indicazioni contrarie, i risultati sono ai prezzi dell’anno precedente).
Consumi finali delle economie domestiche in forte calo
La crisi dovuta alla COVID-19 ha minato il ruolo di sostegno all’economia normalmente svolto dalle spese per consumi finali delle economie domestiche. Tali spese si sono infatti contratte del 3,7% (2019: +1,4%): risultati mai registrati dopo la Seconda guerra mondiale. I servizi di alloggio e di ristorazione, i trasporti, l’abbigliamento così come le attività artistiche e di intrattenimento sono stati colpiti da forti cali. Al contrario, le spese alimentari e in misura minore anche quelle sanitarie sono invece aumentate.
Dopo un 2019 già poco dinamico (+0,6%), nel 2020 gli investimenti sono diminuiti in modo marcato (–1,8%). Questo risultato è riconducibile a un forte rallentamento degli investimenti in beni di equipaggiamento (–2,5%). Con una contrazione dello 0,4%, invece, la tendenza delle spese per le costruzioni ha continuato sulla scia di quella rilevata per il 2019 (–0,9%).
L’industria farmaceutica e il commercio di materie prime sostengono il saldo della bilancia commerciale
Senza prendere in considerazione l’oro non monetario, l’eccedenza della bilancia dei beni e servizi si è mantenuta a un livello elevato. La stagnazione del saldo rispetto al 2019 (–0,5%) cela tuttavia cali generalizzati sia nelle esportazioni che nelle importazioni, particolarmente netti a livello dei servizi (–14,5% per le esportazioni e –11% per le importazioni). Il saldo della bilancia dei servizi è diminuito di più del 40%.
Tuttavia, a causa di un calo particolarmente marcato delle importazioni (–6,8%), il saldo della bilancia dei beni (senza oro non monetario) è aumentato dell’8,4%. I risultati positivi registrati nel commercio di materie prime, come pure in quello di prodotti chimici e farmaceutici, hanno contribuito a contenere il calo delle esportazioni di beni (senza oro non monetario) al 2,9%.
Crescita eterogenea del valore aggiunto
Nonostante la crisi dovuta alla COVID-19, i valori aggiunti dell’industria chimica e farmaceutica (+4,6%), del commercio (+2,1%) e dei servizi finanziari (+5,6%) sono aumentati e hanno sostenuto l’economia svizzera nel 2020. Invece, i rami di attività «Servizi di alloggio e di ristorazione» (–41,8%), «Trasporto e magazzinaggio» (–19,2%), nonché quelli legati alle attività di intrattenimento (–26%) e alcuni rami delle attività manifatturiere hanno subìto duri colpi a causa delle restrizioni dovute alla COVID-19.
Calo del reddito nazionale lordo (RNL)
L’RNL a prezzi correnti, che misura la somma dei redditi netti percepiti dalle unità residenti, è diminuito del 2,9%. Questo risultato è in linea con la contrazione del PIL a prezzi correnti (–2,9%). La flessione dell’RNB è riconducibile ai forti cali dei redditi da capitale versati all’estero (–15,7) e dei redditi da capitale ricevuti dall’estero (–17,8%), che hanno portato a una stabilità del saldo della bilancia dei redditi con l’estero. Questi cali trovano una spiegazione nelle nette diminuzioni registrate per gli interessi e i dividendi ricevuti dal e versati al resto del mondo. Inoltre è da notare che i redditi relativi agli investimenti diretti erano in forte crescita. Infine, le remunerazioni versate a non residenti hanno registrato un calo del 2,3% dovuto principalmente al lavoro ridotto.
La produttività del lavoro resiste alla crisi
Contrariamente a quanto avvenuto per la congiuntura, l’evoluzione della produttività oraria del lavoro è positiva (+1,4%) nel 2020. Le misure sanitarie, che riguardavano essenzialmente i contatti tra le persone, hanno avuto un impatto maggiore sui proventi da lavoro che sulla produzione. In effetti, il calo del numero delle ore di lavoro effettive (–3,7%) è superiore alla diminuzione del PIL (–2,4%). In un certo senso, ciò suggerisce che l’economia svizzera ha potuto contare su metodi innovativi per limitare le ripercussioni negative delle restrizioni sul buon funzionamento dell’apparato produttivo.