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L'economia con Amalia
10.06.22 - 15:430

Amalia Mirante: inflazione ancora in crescita in Europa. Bene i dati del commercio svizzero

Ulteriore aumento dei prezzi in Eurozona, sia al consumo che alla produzione. Buoni i dati del mercato del lavoro e dell’export elvetico, ma il calo delle importazioni potrebbe essere un segnale anticipato di rallentamento…

di Amalia Mirante *

 

La nostra sintesi de L’Economia con Amalia inizia con uno sguardo al contesto macroeconomico internazionale. Anche questa settimana purtroppo i dati confermano un mese di maggio segnato dagli aumenti dei prezzi. L’inflazione mostra un nuovo record in Spagna (+8.7%), Germania (+7.9%), Italia (+6.9%), Francia (+5.2%) e nell’Eurozona (+8.1%). Le cose non vanno meglio per i prezzi alla produzione (che sono i prezzi dei prodotti quando escono dalla fabbrica e che non tengono ancora in considerazione i costi di trasporto, logistica...). Anche in questo caso si segnalano nuovi livelli massimi con l’Italia che registra aumenti annui del 35,3% e l’Eurozona del 37,2%.

Con queste cifre non stupisce che l’indice che prevede l’andamento degli ordinativi delle aziende manifatturiere sia in calo sia nell’Eurozona (54,6 contro i precedenti 55,5) e in Italia (51,9; in precedenza 54,4). Il dato rimane comunque positivo perché è solo a partire da un indicatore sotto ai 50 punti che si parla di recessione. E la recessione si allontana dalle preoccupazioni italiane: i dati dell’Istituto nazionale di statistica sono stati corretti al rialzo rispetto alle attese. Il Prodotto interno lordo italiano si conferma nell’ultimo trimestre in crescita dello 0,1% (anziché in riduzione dello -0,2% come indicato in precedenza). Sorte contraria è capitata alla Francia dove finora la previsione indicava stabilità assoluta (variazione dello zero per cento) e invece i dati definitivi parlano di una decrescita dello 0,2%. L’ultimo indicatore mostrava un aumento dello 0,7%. Dai dati traspare che la battuta d’arresto è causata dalla riduzione dei consumi interni, mentre sembra che le esportazioni siano andate bene.

E alla grande sono andate le esportazioni svizzere nel mese di aprile in cui hanno registrato un aumento del 2,5% arrivando a un valore di quasi 22 miliardi di franchi. Dato che al contrario le importazioni si sono ridotte di ben il 7,7% (per arrivare a quasi 18 miliardi), la bilancia commerciale ha registrato un avanzo di 3,8 miliardi di franchi. Ricordiamo che il fatto che un paese esporti più di quanto importi è una fonte importante di benessere perché producendo più di quanto si consuma, si mantengono migliaia di posti di lavoro che altrimenti andrebbero all’estero. È un po’ come se esportassimo disoccupazione. I dati del commercio svizzero sono ancora più eccezionali se consideriamo tre peculiarità della nostra nazione. Primo: siamo piccoli e abbiamo un territorio e una popolazione limitati; nonostante questo riusciamo a produrre tanti beni e servizi da destinare alle vendite nel resto del mondo (circa il 10-12% del nostro PIL dipende dalle esportazioni nette). Secondo: non disponiamo di materie prime. È facile per esempio essere esportatori netti se avete nella vostra nazione giacimenti di petrolio o di gas che al momento sono i beni più richiesti e venduti nel mondo. Difficile farlo quando dovete invece comperare materie prime e semilavorati dall’estero, aggiungere qualcosa alla produzione e vendere i beni finali a un prezzo superiore. E noi lo facciamo soprattutto nel settore della farmaceutica, della chimica, della meccanica di precisione e dell’orologeria. Infine, non siamo una nazione che può vantare una storia di industria pesante come per esempio le aziende automobilistiche o i cantieri navali che consentono di avere una base di partenza positiva. Insomma, la piccola Svizzera sa fare bene prodotti e servizi che il mondo intero compra, prima tra tutte la Germania, che è anche il nostro principale partner nelle importazioni. Importazioni che abbiamo detto rallentano nel primo trimestre. In questo senso non dobbiamo commettere l’errore di vederla come una buona notizia, poiché per produrre necessitiamo di comperare materie prime e semilavorati; per cui questo dato potrebbe essere un indicatore anticipato di un rallentamento.     

Rallentamento che potrebbe avvenire anche in Svizzera dove in maggio abbiamo registrato un aumento dei prezzi del 2,9%. I prezzi non erano così alti da oltre 13 anni quando avevano raggiunto lo stesso tasso nel settembre del 2008. Come nelle altre nazioni anche nel nostro caso sono soprattutto i prezzi dei prodotti petroliferi e di quelli energetici ad alimentare la crescita (ne abbiamo parlato a RadioTicino con Alessia Bergamaschi che ringraziamo, puntata del 03 giugno a partire dal 26esimo minuto). Ma pure altri settori iniziano a far sentire l’effetto negativo di questa pressione: così vediamo aumentare gli affitti, i trasporti e il mobilio (ne abbiamo parlato a Teleticino con Caroline Roth e Laura Zucchetti, che ringrazio). Se è vero che l’inflazione in Svizzera è ancora a livelli contenuti rispetto alle altre nazioni soprattutto grazie al franco forte che ci consente di pagare un po’ meno i prodotti che comperiamo dall’estero, la situazione rimane preoccupante anche perché probabilmente nelle prossime settimane la Banca Nazionale non potrà esimersi dall’aumentare i tassi di interesse con le conseguenze facilmente prevedibili in termini di rallentamento economico. Se indebitarsi costa di più, le famiglie e le aziende ridurranno i loro consumi e gli investimenti rallentando la domanda e rischiando così di causare una riduzione della produzione con conseguenti licenziamenti.

Cosa che per il momento però non si sta verificando, anzi. Il mercato del lavoro svizzero sembra in piena espansione; discorso differente rispetto a quello ticinese di cui parleremo la prossima settimana anche trattando i dati appena pubblicati sugli occupati e sulla loro evoluzione. E infine abbiamo parlato di crescita del Prodotto interno lordo. Nel nostro articolo settimanale “Il PIL svizzero cresce” spieghiamo i tre metodi per calcolare questo indicatore oltre a scoprire quali sono gli elementi e i settori che hanno portato l’economia elvetica a un risultato positivo anche nel I trimestre (gennaio-marzo) del 2022.

 

*economista

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