LUGANO – Amore per la musica, per le sonorità che usa creando uno stile tutto suo che ha raccolto tre sì e tanti applausi. Ma tanto amore per quello che fa, per chi gli sta vicino, a partire dalla sua famiglia e dalla sua ragazza, per le molteplici attività che svolge, in un dinamismo che ben si riassume nelle sue canzoni. Michelangelo Cavadini è uno dei ticinesi selezionati per XFactor e si è raccontato a noi in una lunga chiacchierata.
Parlaci un po’ di te…
“Sono nato a Mendrisio e cresciuto a Vacallo, sono fieramente momò anche se vivo a Lugano. Sono il primo di otto fratelli e questa è una caratteristica che mi accompagna da sempre, perché avere una famiglia numerosa mi ha sempre portato a cercare di trovare la mia strada all’interno del mucchio e come più grande ho una certa responsabilità nelle scelte che intraprendo nella vita, per essere da esempio. Sono stato sempre molto attivo, sia nello sport col basket sia nella musica, come musicista, produttore, ballerino”.
Il tuo percorso musicale come si è articolato?
“Nel 2014 ho vinto ShowTime della RSI col mio gruppo, Sun Over Waves, da lì son partiti due album e un centinaio di concerti in quattro anni, tra Italia e Svizzera. Una bellissima esperienza, che abbiamo vissuto però da adolescenti, dunque con carica e entusiasmo ma anche qualche errore che ho cercato di non ricommettere. Di che sbagli parlo? Il mondo della musica è mediatico, dunque penso a come relazionarci col pubblico, l’essere presenti in modo costante, l’essere produttivi e non rimuginare troppo su produzioni e concerti. Poi ho imparato quanto tempo ci vuole, quando siamo partiti per gli studi dopo il liceo qualcuno ha preso sottogamba l’impegno, creando dinamiche poco simpatiche nel gruppo. Ci siamo comunque lasciati molto bene”.
E poi?
“Volevo crescere. Ho fatto uno stage allo studio Zonasun, storico ticinese del raggae. Abbiamo portato in giro la nostra scaletta in vari openair. Ora mi aspetta un percorso da solista”.
Arriviamo dunque a X Factor….
“Ho saputo dal mio tutor e guru Paolo Meneguzzi, con cui condivido i miei progetti da quando avevo 12 anni, che è chi che mi ha permesso di imparare a fare musica in studio e mi ha dato moltissimi consigli e possibilità, che c’erano i provini a Mendrisio. Ho colto l’occasione, portando un mio brano, dato che ci tenevo a non avere una cover dato che sono più un produttore che un performer. Ai discografici di Sony è molto piaciuto, e sono felice”.
Ci racconti l’ultima audizione?
“Sul palco l’ansia e l’emozione hanno lasciato spazio al fatto che è una vita che lavoro per questo, mi sentivo pronto e avevo voglia di mangiarmi quel palcoscenico. Sono entrato nel mio mood, nella mia musica, mi sono fatto trascinare come sempre quando sono sul palco, dicendomi che tutto era perfetto affinchè la perfomance arrivasse a più gente possibile, che più persone potessero capire la mia passione. È successo per esempio con Mara Maionchi, che nonostante il gap generazionale mi ha detto ‘non ci ho capito niente ma mi hai incuriosito, mi è arrivato qualcosa’, e da una professionista così fa piacere. Samuel, il cui sì mi ha fatto passare il turno, ha voluto incoraggiarmi in un cammino artistico che tutti sanno non essere facile. Malika Ayane mi ha colpito, ha un back ground culturale più ampio e più vicino alle mie esperienze musicali ed ha saputo cogliere il rigore e la filologia dietro alle mie composizioni, ovvero il richiamo alla Giamaica, all’inglese giamaicano, a delle sonorità inglesi-britanniche sino a tutte le mie contaminazioni. Lei sarà la mia coach e ciò mi motiva tantissimo. Sfera Ebbasta mi ha detto no, siamo quasi coetanei, abbiamo un genere più o meno simile ma con sfaccettature diverse, per cui ci sta. Ha visto più le critiche che le cose positive, però mi ha fatto crescere e ora porterò ai bootcamp un altro pezzo, con più sicurezza”.
Con che aspettative andrai ai bootcamp?
“Già il fatto di essere qui mi fa essere contento, per me XFactor deve essere una vetrina. Non mi reputo una personalità da portare sino ai live, perché non trovo cover adatte alla mia voce e alla mia performance. Sono un artista con una personalità abbastanza definita, anche se il suono non è solo hip hop, raggae o elettronica ma un mix. Vedremo come andrà, mi aspetto di poter avere più spazio possibile”.
Vivi di sola musica o hai una professione à coté?
“Senza musica non potrei vivere ma non vivo di sola musica. Faccio il bagnino come lavoro part time d’estate, principalmente sono studente all’USI in comunicazione, filosofia e media, ho già studiato per quattro anni a Friborgo antropologia e sociologia. Poi gioco a basket per i Lugano Tigers e alleno una selezione U13 ticinese. In più vorrei intraprendere delle collaborazioni televisive”.
Wow, ma quando dormi?
“Me lo dice sempre anche la mia ragazza, è lei a farne le spese, col poco tempo che ho per noi. Però in lei, che è al mio fianco da cinque anni e vive con me, ho trovato chi mi aiuta a essere al 100% produttivo e performante nella mia carriera senza togliere nulla a lei, che è contenta di potermi sostenere e seguire e disposta a darmi una mano. Scherzando la chiamo il mio manager, questo legame mi porta ad avere vicino a me una persona forte, cosa che io sono meno, mi perdo nelle mie paranoie e nelle mie riflessioni e lei mi fa da ancora di salvezza facendomi vivere anche le negatività in modo positivo”.
Parli di lei e della tua famiglia, quanto saranno importanti in questo percorso?
“Fondamentali. Mi sono avvicinato alla musica grazie a mio nonno, Claudio Cavadini, compositore di musica classica: la passione ha saltato una generazione! Sin da piccolo coi miei fratelli ero il capo-coach, facevo fare loro performance di danza, siamo cresciuti passando le sere d’estate nella casa di montagna in garage a fare palestra e provare coreografie. Sono l’unico che ha percorso la strada della musica ma loro mi aiutano, un fratello ha cantato con me per due anni, una sorella mi ha prestato la voce. La mia musica rispetta la mia vita, perché nella musica ci sono le influenze di chi mi sta vicino”.
L’obiettivo è vivere solo di musica?
“L’importante è che la musica rivesta un ruolo nella mia vita, sia che sia io a produrre un artista, sia che sia io a cantare, oppure anche che io faccia il critico musicale… basta che la cultura, la musica e l’arte facciano parte di me”.