BELLINZONA - Quando si scrive un manoscritto che si vorrebbe divenisse un libro, scegliere la casa editrice a cui inviarlo è una delle decisioni più difficili. Per uno scrittore, che sia alle prime armi oppure con un lungo curriculum alle spalle, un lavoro di scrittura è una intensa immersione in sé stesso, nel suo mondo, un iter di ricerca e di impegno. L’opera finita, letta, riletta, rielaborata, corretta, è vissuta come una propria creatura ed esporla allo sguardo di qualcun altro è paragonabile all’esporre al giudizio altrui il proprio figlio prediletto, sino a lì protetto e salvaguardato.
C’è chi invia il manoscritto a qualsiasi casa editrice senza distinzione, ma si tratta di eccezioni. La maggior parte delle persone che ha scritto un libro cura ogni dettaglio e quello della scelta della casa editrice è uno dei principali. Perché scegliere una casa editrice piccola?
L’importanza di trovare chi crede nell’opera
Non esiste una ricetta univoca che sostiene che puntare su qualcuno di grande fama sia meglio o peggio che rivolgersi a una realtà più piccola. Come sempre, dipende da che cosa si cerca. Si fughi un dubbio: in molti credono che un’opera, se è valida, saprà farsi notare e diventare un caso letterario, un successo travolgente, a prescindere da altri fattori. Sarebbe bello se fosse realmente così, perché sarebbe la vittoria del merito. Ma purtroppo, nel mondo reale funziona diversamente: qualsiasi autore dirà che a entrare in gioco sono anche la fortuna di essere scoperti al momento giusto e dalla persona giusta e anche il marketing.
Certo, trovare qualcuno che sappia credere nel manoscritto è fondamentale. Ogni autore ha bisogno di una persona che scopra il suo lavoro, se ne appassioni, sia disposto a lavorarci, sappia creare un rapporto umano che permetta di migliorare lo scritto, abbattendo la barriera di chi pensa di aver lavorato in modo perfetto, facendo accettare critiche e consigli, guidando verso la pubblicazione e la promozione. I rapporti umani, si sa, si creano per una infinita e imponderabile serie di motivi. Sicuramente, nelle piccole case editrici è possibile fornire agli autori un ambiente più intimo e con una cura maggiore del rapporto umano, anche se con ciò non intendiamo assolutamente svalutare la professionalità di colleghi di realtà più grandi.
Generi letterari e collane, un sentiero da seguire
Quando si decide a chi inviare il proprio manoscritto, bisognerebbe tener presente che caratteristiche ha la casa editrice. Quali sono i generi letterari privilegiati? È inutile inviare, per esempio, un romanzo a chi pubblica solo saggistica.
E una volta individuato chi si occupa del proprio genere, vanno studiate le collane. Non basta essere certi che vengano scelti i gialli: vengono preferiti quelli in chiave psicologica o quelli d’azione? Si punta su storie vere o su commistioni con fantasy? Che stile di scrittura va per la maggiore, uno fluido e semplice o uno più complesso e articolato? Si tratta ovviamente di esempi, ma sono tutte domande da porsi per decidere quale collana assomiglia di più a quello che si ha scritto. Dove potrebbe stare bene la propria opera?
Più si riesce a individuare la collana che risponde alle caratteristiche della propria opera, più possibilità si hanno che essa trovi la sua collocazione naturale, in un perfetto incastro. Una collana presuppone anche un bacino di lettori che ricerca e ama quel tipo di libri: ci sono ampie possibilità che conceda una chance anche a quel lavoro.
Differenze tra case editrici grandi e piccole. Il ruolo di personaggi famosi e ghostwriter
Evidentemente tra case editrici piccole e grandi ci sono molte differenze. Se quelle grandi hanno un budget decisamente maggiore, devono per contro rispondere a criteri di selezione diversi. Il loro ruolo nell’editoria esige la ricerca del libro che scali le classifiche, che venda, che si imponga, anche, a volte, a scapito della qualità. È quasi d’obbligo per una casa editrice con in gioco interessi pubblicitari ed economici di ampissima portata puntare sul caso, sul nome. Si pensi alle vicende narrate dai personaggi famosi. Non sempre sono opere letterarie capaci di aggiungere veramente qualcosa di memorabile al panorama librario, anche se ciascuno merita di essere pubblicato e di allietare i lettori, offrendo la più ampia possibilità di scelta a tutti, eppure spesso su di loro vengono investite risorse ingenti. Si ricerca il nome che sappia attirare la pubblicità, che possa divenire virale ai social, alla fama e alla visibilità mediatica. Spesso, peraltro, i personaggi noti si affidano a dei ghostwriter, spesso dipendenti della casa editrice. Il manoscritto non è dunque stato creato da loro, che se ne prendono solo il merito. E non di rado tra due opere valutate di ugual valore, quella del personaggio noto, per motivi di marketing, viene preferita.
Visibilità o valorizzazione?
Una casa editrice piccola può in molti casi avere la possibilità di decidere su chi puntare. Può ricercare la chicca, il libro unico, ascoltarne più l’anima che la capacità di “acchiappare” click. Evidentemente, anche un piccolo investimento su un libro di una casa editrice grande può essere maggiore di uno ingente per una casa editrice piccola. L’opera su cui una grande punterà meno potrebbe avere, di default, più visibilità di quella di punta di una piccola, essendo diversi i canali di distribuzione sia fisica che online e la presenza a eventi e fiere. Ma scegliere la soluzione della piccola porta a essere certi che si creda realmente nell’opera per il suo valore intrinseco.
Con esigenze di stampa e di rientro diverse, le case editrici piccole possono permettersi una maggior cura del dettaglio, dall’editing alla parte grafica. Verrà investita ogni energia, anche emotiva, sulla promozione dell’opera. La casa editrice ne potrà fare la sua punta di diamante. Nel catalogo di una casa editrice grande, il rischio è trovarsi al fianco di pezzi da novanta, che hanno un seguito di aficionados che comprano a prescindere: si può rimanere schiacciati e messi in secondo piano oppure sfruttare l’onda. Mentre la casa editrice piccola punterà a fare dell’opera del suo autore quella di punta, non a farla crescere in scia di altre.
Insomma, i pro e i contro sono certamente presenti in entrambi i casi. Dipende se si vuole rischiare il tutto per tutto sul guadagno, che spesso, anche per opere davvero valide, è una roulette russa, o sul valorizzare il proprio lavoro.